Guido Morselli 


Dissipatio H.G. 


Adelphi Editore





L'io narrante, che chiamerò Guido, vive a Crisopoli, la città d'oro, dove si concentra un gran numero di Banche e una Borsa. 

"Io non amo Crisopoli, anzi non la posso soffrire. In lei ho scorto il mio antitipo, l'affermazione trionfale di tutto ciò che io rifiuto..." 

Lui che confessa la sua "stipsi affettiva", il suo solipsismo, il suo "cupio dissolvi" decide di suicidarsi in un pozzo all'interno di una caverna, ma poi vi rinuncia, torna nel suo rifugio montano e si addormenta bocca a bocca con la sua "ragazza dall'occhio nero", ma nemmeno si spara (Pigrizia? Viltà?). 

Quando si sveglia al mattino, per paradosso, scopre che tutta l'umanità si è dissolta, volatilizzata, evaporata, ed è rimasto lui, l'unico sopravvissuto, insieme agli animali e alle piante. 

Lui che si dichiara "fobantropo", contrario all'antropocentrismo occidentale, ora che tutti se ne sono andati e lo hanno abbandonato nella sua solitudine prova: 

"Un lungo panico in principio. E poi, ma tramontata subito, incredulità, e poi di nuovo paura. Adesso l'adattamento. Rassegnazione? Direi proprio accettazione. Con intervalli di proterva ilarità, e di feroce sollievo." 

E iniziano allora le sue riflessioni e, fra ricordi e dotte citazioni, a una prima euforia subentra a poco a poco un angoscia sconfinata. 

"Io ho paura dell'uomo, come dei topi e delle zanzare, per il danno e il fastidio di cui è produttore inesausto. Adesso che "loro" si fanno desiderare, o cercare, se non altro, comincio forse a misurare la loro importanza... Con un insperato colpo di coda, una naufraga solidarietà umana viene a galla." 

E la nostalgia diventa via via più acuta e Guido ricorda, sperando che venga a salvarlo, quel dottorino che aveva cercato di curare la sua neurosi, o meglio, la sua "federazione di neurosi". e se lo immagina così: 

"Ritto nel suo camice bianco, macchiato di sangue sul petto, dove l'hanno colpito. A braccia aperte, Ma la testa china..." 

Dissipatio H.G. è un libro difficile, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio: l'uso di parole desuete e riferimenti non facili in cui l'autore fa sfoggio della sua cultura. 

Un libro "diverso e insolito" che se scritto in modo più agevole sarebbe risultato più soddisfacente. 

Di lui scrisse Piero Chiara:- Morselli era un uomo difficile, carico d'orgoglio, convinto di una sua superiorità intellettuale destinata a restare intangibile da parte degli organi editoriali e sdegnosa di ogni successo-. 




Recensione di Gabriella Vezzali








Guido Morselli (Bologna, 15 agosto 1912 – Varese, 31 luglio 1973) è stato uno scrittore italiano. Secondogenito di un'agiata famiglia della buona borghesia bolognese. Il padre Giovanni era dirigente d'impresa nel ramo farmaceutico, la madre Olga Vincenzi era figlia di uno dei più noti avvocati della città. Nel 1914 la famiglia si trasferì a Milano. Fino all'età di dieci anni la vita di Guido scorse abbastanza tranquilla ma nel 1922 la madre si ammalò in modo serio di febbre spagnola e fu ricoverata per un lungo periodo. 

Guido soffrì per questa forzata lontananza e anche per le frequenti assenze del padre, dovute a motivi di lavoro, e quando la mamma morì, nel 1924, la perdita lo segnò profondamente. Il padre era sempre assente e senza il collante familiare della mamma i rapporti tra i due continuarono a deteriorarsi sia caratterialmente sia affettivamente. Guido era poco socievole, irrequieto, non molto amante della scuola, ma sorretto da un'intelligenza precoce; allo studio preferiva letture personali. 

Superato svogliatamente l'esame di maturità nel 1931, da privatista, dopo essere stato bocciato nel 1930, per compiacere il padre autoritario si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Statale di Milano e cominciò a scrivere, senza pubblicarli, i primi brevi saggi a carattere giornalistico. 

Subito dopo la laurea nel 1935, partì per il servizio militare e frequentò la scuola ufficiali degli alpini. In seguito soggiornò lungamente all'estero, scrivendo reportage giornalistici e racconti che rimarranno inediti. Il padre lo fece assumere alla Caffaro come promotore pubblicitario: l'esperienza lavorativa si concluse dopo un solo anno portando ad un peggioramento dei rapporti con il padre. Dopo la morte dell'amata sorella Luisa nel 1938, a soli ventisette anni, Guido ottenne dal padre un vitalizio che gli permise di dedicarsi alle attività che da sempre prediligeva: la lettura, lo studio e la scrittura. Continuò a cimentarsi in brevi saggi e iniziò la stesura di un diario, abitudine che lo accompagnò per tutta la vita. 

Fu autore di romanzi e saggi che furono pubblicati solo a partire dal 1974, dopo la sua morte, a causa dell'accoglienza sfavorevole delle case editrici. 

Morselli scrisse, tra gli altri, due romanzi ucronici (o allostorici, comunque fantascientifici), Contro-passato prossimo (1975), nel quale immagina che la prima guerra mondiale sia stata vinta, retrospettivamente, dagli imperi centrali, e Roma senza papa (1974), in cui s'immagina il futuro della Chiesa cattolica alla fine del Novecento, sotto un papa irlandese, Giovanni XXIV, che ha abbandonato il Vaticano per vivere in una villetta a schiera a Zagarolo. 

Sempre più triste e disperato, anche a causa dei costanti rifiuti degli editori, Morselli decise di togliersi la vita il 31 luglio 1973 nella dépendance della villa di famiglia in via Limido a Varese, sparandosi un colpo con la sua Browning 7.65, che aveva più volte definito, nei suoi diari, come "la ragazza dall'occhio nero". 

Nella "casina rosa" sul colle gaviratese di Santa Trinità, che fu sua, è stato allestito un museo dedicato alla sua opera.[5] Il suo archivio è conservato presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia. 

Una cartella intitolata "Rapporti con gli editori" - che mostra un fiasco, disegnato a matita sul frontespizio - contiene il carteggio inedito di Morselli con i responsabili delle case editrici, ai quali aveva sottoposto i propri scritti dal 1947 fino al 1973 anno del suicidio e anche dell'ultimo ripetuto appello alla pubblicazione di Dissipatio H.G.. 

Gli interlocutori erano, tra gli altri, Mario Pannunzio, direttore del Mondo, Guido Calogero, direttore della Cultura, Vittorio Sereni per Mondadori. Morselli ottenne qualche risposta, molti ostentarono una placida indifferenza, altri persero i manoscritti come Luciano Foà che, nel 1956, smarrì Fede e ricerca negli archivi dell'Einaudi dove non fu più ritrovato. L'anno successivo, Geno Pampaloni, allora alle edizioni di Comunità, si prese sette mesi per leggere le 60 pagine del saggio Filosofia sotto la tenda. 

Italo Calvino, nel 1965, rifiutando la pubblicazione de Il comunista presso Einaudi - di cui era direttore editoriale - gli scrisse che: "dove ogni accento di verità si perde è quando ci si trova all'interno del partito comunista. Lo lasci dire a me che quel mondo lo conosco, credo proprio di poter dire, a tutti i livelli. Né le parole, né gli atteggiamenti, né le posizioni psicologiche sono vere. Ed è un mondo che troppa gente conosce per poterlo "inventare". Chiosando infine: "Spero che Lei non s'arrabbi per il mio giudizio". A lui rispose Morselli che, accettandone sostanzialmente la critica giunse a chiedergli: "La prego: quando ritorna a Milano me lo faccia sapere, verrò a salutarla e per me sarà incontrare un amico. Per non essere, a Lei, del tutto uno sconosciuto: sono emiliano, autodidatta, vivo solo su un piccolo pezzo di terra dove faccio un poco di tutto, anche il muratore; politicamente sono in crisi, con quasi nessuna speranza di uscirne". Nel 1966 Rizzoli, infine, accettò di pubblicarlo e iniziò a sottoporgli le bozze per la correzione; il nuovo direttore editoriale tuttavia annullò tutti i programmi e il romanzo restò in bozza. 

Il romanzo Contro-passato prossimo fu proposto a Carlo Fruttero il quale, rifiutandone la pubblicazione per Mondadori, scrisse che: "...aveva un inizio sfolgorante, una buona prima parte, ma la seconda non convinceva”. Come scrisse Giuseppe Pontiggia, Morselli è diventato una "proiezione esemplare dello scrittore postumo, respinto in vita dall'incomprensione dei giudici... le resistenze che hanno ritardato il suo riconoscimento hanno come causa particolare l'essersi, Morselli, scostato dalla linea tradizionale del romanzo italiano". Immediatamente dopo la morte, nel 1974, scoppiò il caso letterario della negata pubblicazione di un autore per cui furono citati Proust, Anatole France, Kant, Hegel, Marx, Nuovo e Antico Testamento, Corano e Sant'Agostino, Musil, Leopardi (le fonti ideali dell'opere concrete di Guido Morselli). La sua opera fu pubblicata integralmente da Adelphi. 

Sara D'Arienzo, curatrice della pubblicazione dell'opera omnia presso Adelphi, nel saggio Guido Morselli, lo scrittore “tra parentesi”, sostiene che il ritardo con cui l'autore è stato conosciuto dal pubblico "ha avuto un effetto sui tempi differito e probabilmente molto limitato, rispetto alla sua reale potenzialità”. Giulio Nascimbeni scrisse sul Corriere della Sera del 21 ottobre 1974: 

«La prima tentazione è di dire che c'è stato anche un Gattopardo del Nord. Viveva in luoghi profondamente lombardi, tra Gavirate e Varese. Scrisse migliaia di pagine. Sperò a lungo che gli editori si accorgessero di lui. È morto il 31 luglio dell'anno scorso. Adesso esce un suo romanzo, Roma senza papa, pubblicato dalla Adelphi, e se ne resta attoniti, come davanti a un frutto raro e inimmaginabile.» 

Gli è stato intitolato un premio letterario. (Fonte Wikipedia)

Commenti

Post popolari in questo blog