Iuri Toffanin 


Una pausa da me stesso 


CSA Editrice 



Lettera aperta all'autore 

Caro Iuri, 

Nella quaterna dei libri che leggevo tutti insieme, ho lasciato le considerazioni sul tuo romanzo per ultime (no Proust è 'na palla e non l'ho ancora finito). 

Ciò che so di te, da quando ti ho scoperto nel Tinello (gruppo di cui entrambi facciamo parte), è che abiti in Baviera con la tua famiglia e insegni italiano, che in Italia svolgevi il ruolo di educatore, che ti piace assistere ai concerti, ami la musica e che stai per pubblicare il tuo quarto romanzo (se questo benedetto crowfunding su Bookabook funzionerà). 

Mi ha colpita molto il tuo modo di scrivere schietto, ironico, intelligente e sincero. 

Tra le tue pubblicazioni, ho deciso di leggere Una pausa da me stesso perché spesso e volentieri ne avrei bisogno pure io (di una pausa da me stessa): non leggo mai le trame, quindi accade che cominci a leggere "cose" di cui mi ha colpito il titolo, la copertina o una parola detta per caso dall'autore. 

Questo libro, come mi hai fatto notare tu, scivola via come acqua fresca ma contiene anche delle piccole perle di sensibilità. 

Il protagonista e voce narrante, che non ha un nome (perché?), un po' ti assomiglia; educatore "pentito" e assiduo frequentatore di concerti. 

Proprio all'uscita da uno di questi, mentre sta cercando la sua macchina, incontra una tipa che gli chiede un passaggio, hanno un improvviso incidente e lei sparisce. Ritorna per fare una precisa richiesta e da qui andrà pian piano svelandosi la parte sensibile della storia che non è suspence ma comprensione di sé stessi attraverso il vissuto e la reazione agli imprevisti. 

Mi spiego meglio: lui è un tipo riflessivo, l'incidente lo ha reso apatico e con troppo tempo a disposizione da dover riempire. 

"Non è vero che ogni desiderio è un ordine. Ogni desiderio crea soltanto disordine" 

Si preoccupa delle possibili conseguenze delle proprie azioni, non ha iniziative ma solo progetti e sogni forse irrealizzabili (ovvero rendere omaggio alle grandi opere ponendo di fronte ad esse una statua dell' autore, proprio come quella del Brunelleschi a Firenze che dal basso ammira la sua cupola); si scontra con lei che è una tipa decisa, dal carattere fermo, una giovane donna che sa quello che vuole. 

È cresciuta senza padre ed è incinta di un figlio rinnegato dal padre. Lui ha tenuto all'università un lungo discorso sui risvolti della crescita deprivata di una figura maschile di riferimento. 

"È un buco che non ti molla mai, come un senso di nausea. Finché lo capisci che quell'odio è tutto lì, è per quel buco, non per tuo padre, che in realtà ti manca, ti manca e basta, come tra i boschi fitti, in montagna, ti mancherebbe una guida." 

Il loro incontro, che spezzerà degli equilibri, è un percorso interiore per entrambi, di crescita e di consapevolezza. 

Ma come dice una vecchia canzone di non ricordo chi: "Non muore mai ciò che sei, non dimenticarlo... " 

Così lei ottiene la sua personale ed originale vendetta e lui prende coscienza che non basta "un rimescolio del sangue per raccontarsi scenari di cambiamento". 

"Non ho voglia di sostituire vecchie ansie con ansie più grandi. Sarebbe come indossare sempre i vestiti di un altro" 

Confesso che, per vari motivi personali di cui forse ti parlerò in privato, il tuo libro è andato a titillare tasti dolenti; sicuramente ha toccato corde profonde, situazioni che ho accettato ma mai dimenticato. 

Sì, ho una critica: i dialoghi tra lui e lei sono improbabili. O almeno per me lo sono. Se una persona si comportasse con me come fa la ragazza con lui, la prenderei a schiaffi dalla prima pagina! 

Ma perdóno questa pecca. 

Oggi mi ritrovo nel protagonista maschile. 

A 20 anni mi sono comportata come la protagonista femminile. 

È una lunga evoluzione, ma càpita quando ci sono "valide ragioni da spendere". 

Grazie Iuri e in bocca al lupo per il tuo crowfunding ( https://bookabook.it/.../guardar-passare-le-famiglie-felici/

Simi. 




Colonna sonora: Io sono Francesco - Tricarico 





Recensione di Simona Passerini








Iuri Toffanin è nato a Desio nel 1970. Da qualche anno vive con la moglie e i tre figli in Baviera, dove esercita la professione di educatore scolastico e d’insegnante di lingua e cultura italiane per tedeschi, facendo buon uso delle lauree in Storia Medievale e in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Coltiva la passione della lettura tanto quanto quella per la scrittura di romanzi e saggi.

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