Enzo Bianchi 


Il pane di ieri 


Einaudi




«Il pane di ieri è buono domani», dice per intero il proverbio. Con la bussola di queste parole Enzo Bianchi racconta storie e rievoca volti della propria esistenza: il Natale di tanti anni fa e la tavola imbandita per gli amici, il suono delle campane nella veglia dell'alba e il canto del gallo nel silenzio della campagna, i giorni della vendemmia e la cura dell'orto. 

Trova il momento della solitudine e quello della veglia, accoglie la vecchiaia come una stagione che arriva alla vita. 

Ogni racconto è la tappa di un cammino sapienziale che parla dell'amicizia, della diversità, del vivere insieme, dei giorni che passano e della gioia. 

Della vita di ogni uomo in ogni tempo e terra del mondo. 

L'angoscia di fronte alla domanda: «che tempo fa?» è certo più forte quando un semplice evento atmosferico può distruggere in pochi minuti un anno di lavoro. Allora non è poi così strano vedere il parroco del paese incedere nella tempesta, il piviale viola scosso dal vento, fendere l'aria con l'aspersorio dell'acquasanta e implorare con voce ferma Dio di fermare la grandine: «Per Deum verum, per Deum vivum...» 

In un mondo sempre più abitato da suoni nuovi e pervasivi è facile perdere, o non udire, le voci antiche che scandivano lo scorrere del tempo: il canto del gallo all'alba, il rintocco delle campane che annunciava momenti lieti o tristi, il grido dell'acciugaio e il richiamo del venditore ambulante di carta da lettere. Suoni quotidiani, destinati a tutti. 

Il cibo, a ben guardare, oltre che un nutrimento necessario è anche qualcosa di cui si deve «aver cura». La tavola è luogo di incontro e di festa e la cucina è un mondo in cui si intrecciano natura e cultura. Preparare il ragù può diventare allora un momento di meditazione e la bogna càuda un vero e proprio rito in cui gli ingredienti che la compongono rappresentano uno scambio di terre, di genti, di culture. A dispetto di ogni localismo (anche culinario) tutti i cibi infatti, anche i più nostrani, sono carichi di debiti con l'esterno e con chi, in terre lontane, ha coltivato le materie prime, le ha fatte crescere e le ha raccolte. 

Dentro ciascuno di questi ricordi, e in tutti quelli che compongono il libro, c'è un senso esatto della vita in cui la memoria personale e individuale sfuma nella storia universale o meglio, senza forzature, si fa memoria collettiva. 

Sono storie del «tempo che fu» ricche di personaggi singolari, di aneddoti curiosi, di comandamenti nati dalla saggezza popolare e offerti dai padri ai figli, di momenti duri, sofferti e solitari, di volti e di parole che restano a lungo impressi nella memoria. Sono storie piene di amore per la terra. E insieme rappresentano insegnamenti di fede, di amicizia, del vivere insieme, dell'ospitalità. Meditazioni sulla vita, sulla morte, sulla gioia, sulla vecchiaia, e sulla ricchezza della diversità.


Enzo Bianchi è un monaco cristiano fondatore della Comunità monastica di Bose a Magnano (provincia di Biella, in Piemonte). In questo libro, una sorta di memoir, ci narra i suoi ricordi di infanzia legati al suo paese, dove persone umili vivevano la propria vita in semplicità. Molti passaggi mi hanno fatto tornare bambino, di quando mio nonno mi raccontava la sua infanzia e giovinezza. Bianchi sottolinea l'importanza del cibo che, ai tempi, non era semplicemente un bisogno biologico da espletare ma una condivisione di vite e sottolinea i sacrifici che si affrontavano per poter assaporare un bicchiere di vino e un tozzo di pane. Concordo nel dire che i primi saggi sono i contadini, veri e propri maestri di vita. 

Recensione di Francesco Camagna.





Enzo Bianchi, religioso e scrittore italiano (n. Castel Boglione, Asti, 1943). Ultimati gli studi in Giurisprudenza, nel 1965 ha fondato la comunità monastica di Bose (Biella), anche se i primi fratelli e sorelle lo hanno raggiunto solo tre anni più tardi. Composta da monaci di entrambi i sessi e provenienti da Chiese cristiane differenti, la comunità di Bose ha incontrato non poche difficoltà nel farsi accettare dalla gerarchia cattolica, soprattutto all’inizio; negli anni però l’impegno per la promozione del dialogo ecumenico le ha assicurato il sostegno da parte della Chiesa di Roma e oggi conta oltre ottanta membri ed è presente anche a Gerusalemme, Assisi e Ostuni. Priore della comunità fino al 2017, B. è anche un noto scrittore nonché fondatore della casa editrice Edizioni Qiqajon, specializzata in testi di spiritualità biblica, liturgica, monastica e patristica. Da anni scrive per La Stampa, la Repubblica, Avvenire e, dopo aver vinto il Premio Cesare Pavese con Il pane di ieri (2009), ha pubblicato tra gli altri Una lotta per la vita (2011), Il mantello di Elia (2012), Fede e fiducia (2013), Dono e perdono (2014), Raccontare l'amore. Parabole di uomini e donne (2015), Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere (2015), L'amore scandaloso di Dio (2016), Gesù e le donne (2016) e La vita e i giorni. Sulla vecchiaia (2018). Nel 2013 è stato edito il volume collettaneo La sapienza del cuore, raccolta di contributi sui temi legati alla figura del religioso. (Fonte Treccani.it)

Commenti

Post popolari in questo blog