Vladimir Nabokov 


Lolita 


Adelphi




"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta:..." 

Quante volte avete cominciato a leggere questo libro? 

Avete imparato a memoria l'incipit, sapete tutto su nascita, vita, morte e miracoli di Vladimir Nabokov. 

Poi, scommetto che dopo 50 pagine - o poco più - avete mollato. 

Quali sono le motivazioni? 

È un libro tosto. 

Quando è troppo, è troppo. 

Quello è un pedofilo depravato. 

Non si dovrebbero nemmeno pensare certe cose sulle bambine, figuriamoci dirle. Metterle per iscritto. FARLE! 

No. Se vado avanti ancora un altro po', vomito. (scusate la parola) 

Ma lasciatemelo dire: non sapete quanta poesia vi siete persi. 

Sì è vero, alcune scene fanno inorridire, ma non per i termini espliciti con cui vengono descritte. 

Anzi, il linguaggio usato è poetico, fine, elegante e mai volgare. 

Ciò che gela il sangue è il pensiero di una ragazzina (una "ninfetta" come la chiama il professor Humbert) che non è più bambina, ma non è ancora adolescente, nelle mani di un "orco"; delle azioni che potrebbe compiere sul suo corpo acerbo, di come potrebbe violare la sua innocenza. 

In realtà Lolita è un personaggio abbastanza ambiguo (merito di Nabokov o colpa del professore?); mentre di Humbert Humbert sappiamo tutto, a partire dai suoi amori giovanili fino all'ossessione per questa passione che dovrebbe essere impossibile. Il suo nome è tautologico, doppio, ripete sé stesso due volte come ad asserire senza ombra di dubbio che lui È così, non può farci nulla né lo possiamo noi. Humbert si confessa, apre il suo cuore fino in fondo, si pone davanti ad un pubblico di giurati (e di lettori giudicanti) e la sua schiettezza lascia poco spazio alla "via di mezzo": questo personaggio si ama o si odia. Certamente non si giustifica. 

Di Lolita si conosce ben poco: sappiamo che è intelligente e furba, che dice tante bugie alla madre e si comporta in maniera civettuola (senza rendersene conto? Chissà...). È viziata, impertinente, pretenziosa ma con un carattere fermamente deciso. 

Lolita (Dolores/Dolly/Lo) a un certo punto del romanzo scompare lasciando uno sconsolato Humbert Humbert, desideroso di vendetta, a piangersi addosso come un adolescente che abbia subito una delusione d'amore. La ritroveremo povera, sposata a un operaio e incinta. 

Il finale è bellissimo. Lo so "bellissimo" è una parola poco ricercata ma dà il senso di semplicità e completezza. 

Credo che il gioco astuto di Nabokov sia quello di mettere il lettore nei panni di un anziano professore innamorato di una giovinetta, di avvicinarci al carnefice più che alla vittima: resta il fatto che al termine della lettura il personaggio di spicco che rimane nel nostro immaginario non è Lolita, la povera ninfetta abusata, ma "l'elegante, ricco, intelligente, distinto, sensibile, ironico, sincero" professor Humbert Humbert.





[In foto: il libro che mia figlia ha trovato in un mercatino dell'usato con la vecchia traduzione. Io ho ascoltato la prima parte in audiolibro con l'avvolgente voce di Marco Baliani. Ho letto invece la seconda parte su Kindle, nella nuova traduzione Adelphi. 

È stato interessante approfondire il confronto tra le traduzioni, ma anche tra i modi di dire e i significati tra la nuova traduzione e la versione in lingua originale. È stata una lettura impegnata e impegnativa ma di certo rimarrà tra quelle che non si dimenticano più]


La traduzione nell'edizione Adelphi è di Giulia Arborio Mella. 




Recensione di Simona Passerini.


Link all'acquisto del volume:










Vladimir Vladimirovič Nabokov, scrittore russo naturalizzato statunitense (Pietroburgo 1899 - Montreux 1977). Giunto alla notorietà con il romanzo Lolita, che lo pose al centro dell'attenzione della critica internazionale, N. è noto come uno dei più perfetti scrittori moderni sia nella lingua materna, sia in inglese. 

Nacque da una nobile famiglia russa costretta a emigrare a seguito della Rivoluzione d'ottobre. Studiò al Trinity College di Cambridge (1919-22), quindi si stabilì a Berlino (1925) e poi a Parigi (1936-40). Negli USA dal 1940, insegnò russo al Wellesley College e in seguito alla Cornell University. Negli ultimi anni della sua vita visse a Montreux, in Svizzera, dove all'attività letteraria alternò quella delle ricerche di entomologo. 

Le opere che risalgono al periodo europeo, scritte in russo e sotto lo pseudonimo di Vladimir Sirin, includono volumi di poesie (Gornij put´ «Strada di montagna», 1922; Grozd´ «Grappolo», 1923) e romanzi, poi tradotti dall'autore in inglese (Mašen´ka, 1926, trad. it. Maria, 1972; Korol´ dama, valet, 1928, trad. it. Re, regina, fante, 1974; Zaščita Lužina, 1930, trad. it. La difesa, 1968; Otčajanie, 1936, trad. it. Disperazione, 1971; Dar, 1937-38, trad. it. Il dono, 1966; Priglašenie na kazn´, 1938, trad. it. Invito a una decapitazione, 1961), nei quali si avverte l'influsso della tradizione russa, e in modo particolare quello di Dostoevskij. Della narrativa in inglese, spesso complessa e ricercata, ricca di intrecci intertestuali e costellata di spunti metanarrativi, vanno ricordati: The real life of Sebastian Knight (1941; trad. it. 1948); Bend sinister (1947; trad. it. I bastardi, 1967) e il celeberrimo Lolita (1955; trad. it. 1962), che rappresentò, nello smarrimento e nell'euforia, la scoperta dell'America, come società di massa, da parte del vecchio mondo europeo e che destò grande clamore: crudele e sottile, letterariamente abilissima, rappresentazione d'un fosco dramma sessuale. All'altro, importante romanzo Pale fire (1962; trad. it. 1969) fanno corona opere quali Pnin (1957; trad. it. 1963), Ada or ardor: a family chronicle (1969; trad. it. 1974), Transparent things (1972; trad. it. 1975), Look at the harlequins! (1974); l'impegnativa traduzione dell'Evgenij Onegin di Puškin (1964); le raccolte di racconti Nabokov´s dozen (1958) e Nabokov´s quartet (1966), nonché il libro di memorie Speak, memory: a memoir (1951; trad. it. Parla, ricordo, 1962; ed. rivista col tit. Speak, memory: an autobiography revisited, 1966) e lo stipato, provocatorio zibaldone Strong opinions (1976). Nel 2009 è uscito postumo The original of Laura. Dying is fun, romanzo, incompiuto e autobiografico, scritto da N. negli ultimi mesi di vita. (Fonte treccani.it)

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