Jack Vance

Naufragio sul pianeta Tschai

Mondadori



 

ma un nome più semplice???

Come si pronuncia??? CIAI ???

Sembra una società segreta!!!

Vabbeh!!

Vance è uno scrittore di fantascienza atipico perché non è inquadrabile in un solo genere visto che ha l'abitudine di mescolare le carte con contaminazioni fantasy in un'epoca (fine anni '70) dove il fantasy puro era ancora molto in fasce e la SF tirava di brutto; ma lui, da buon visionario, non ci stava e mischiava tutto con nonchalance....

Adam Reith arriva con la sua astronave al sistema stellare di Tshchai dopo un viaggio lunghissimo (nessuna deroga fantascientifica alla legge della relatività) e si mette in orbita per studiare questo mondo che promette bene in quanto a vita e possibilità di trovarcene e dal quale, 212 anni prima, pare sia partito un segnale radio.

Mentre, col suo collega, si accingono ad atterrare vengono colpiti da un razzo che li costringe ad un vero e proprio naufragio che li isola completamente dalla nave madre.

Una volta a terra vengono assaliti da alcuni dei mostruosi abitanti del pianeta (una delle tante tribù Chasch!) che così si dimostra subito vivo e vitale in quanto a popolazioni.

Il suo socio viene decapitato seduta stante mentre lui è appeso ad un albero col suo paracadute e viene ignorato, e nel frattempo vengono derubati anche dell'aeronave.

Reith viene fatto successivamente prigioniero da una tribù di uomini locali e da lì comincia la sua avventura su Tschai!

Vance disegna un mondo incredibile abitato da uomini e mostri in egual misura, una società complicatissima fatta di tribù, padroni e schiavi, un misto di barbarie e tecnologia dove alcuni abitanti sono veri e propri bruti e altri invece conoscono il volo e la tecnologia. Un mondo violento e barbaro dove Reith dovrà suo malgrado imparare a vivere e a conoscerne le complicate usanze e a combatterne gli aspetti più brutali.

Questo è il primo di un ciclo di 4 libri che sono stati la fortuna del suo autore e che continuano ad essere annoverati fra capolavori del genere.

Il tema del naufragio è ricorrente nella SF come quello delle popolazioni semibarbare ma qui diventa sublime per la varietà di società che Vance crea all'interno di un unico contenitore contro il quale il naufrago deve confrontarsi e adattarsi e sul quale le speranze di fuga sono veramente ridotte al minimo. Il protagonista poi non è l'eroe ammazzasette che viene fuori brillantemente da ogni situazione ma è un uomo che deve capire il contesto alieno e, all'interno di esso, deve crearsi la sua nicchia per sopravvivere e per non farsi calpestare.

Ottimo!

La traduzione è di Beata Della Frattina.


Recensione di Ste Dussoni.





John Holbrook Vance è nato nel 1916 a San Francisco. Terminati gli studi di lettere all'Università della California prende il mare. I suoi viaggi lo portano in Asia, in Africa, in Europa, e per mare resta anche durante la Seconda Guerra Mondiale, al servizio della Marina Mercantile Americana. In questo periodo per ben due volte fa naufragio, affondato dai siluri tedeschi.

Nel 1945 - a 29 anni - pubblica il suo primo racconto, The world thinker, sulla rivista Thrilling Wonder Stories. Per vivere fa vari mestieri, tra i quali anche il muratore, e suona in diversi gruppi jazz, finché il crescente successo gli permette di dedicarsi esclusivamente alla scrittura.

Non scrive solo fantascienza; sotto gli pseudonimi di John Holbrook, Alan Wade, Peter Hold conduce una fortunata carriera di giallista, che lo porterà a vincere il premio Edgar (l'equivalente "giallo" del premio Hugo; solo Jack Vance li ha vinti entrambi). Ha scritto anche tre gialli sotto il nome di Ellery Queen.

Ha vinto due Premi Hugo (I signori dei draghi e L'ultimo castello), un premio Nebula (L'ultimo castello) e un World Fantasy Award (Madouc). Proprio quest'anno, all'età di 81 anni, è stato insignito del prestigioso premio Grand Master alla carriera. (Fonte Fantascienza.com)

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