Julian Barnes

Il senso di una fine

Einaudi



Spesso i titoli dei libri fungono per me da motivatori alla lettura, perché mi spingono a chiedermi cosa l'autore voglia raccontarmi e se, alla fine, io questo messaggio sarò riuscita a coglierlo. 

Cosa mi aspettavo quindi da questa narrazione? Ero sicura che mi attendesse il racconto di una relazione tormentata, l'ambivalenza del protagonista, la drammatica resa di una donna abbandonata ed invece di fronte alla mediocrità di un uomo che prova a riafferrare i ricordi della propria vita per mettere un punto, mi sono domandata per tutto il tempo se succeda ad ognuno di noi, ad un certo punto della propria personale storia, di interrogarsi sul senso " della fine": la fine di una storia d'amore, di un'amicizia, di un'aspettativa che avevamo da giovani e che magari è stata disattesa. E quando la memoria diventa inconsistente e tutto si confonde, perché gli anni non aiutano, ma a volte creano false immagini, cosa resta? Resta solo un " tempo inquieto, molto inquieto", usando,grosso modo, le parole di Tony Webster, il protagonista di questa storia. 

Tony è un uomo di sessant'anni, con alle spalle un divorzio, un'ex moglie con cui va piuttosto d'accordo, una figlia ormai grande. La sua vita tranquilla, forse un po' mediocre è arrivata al bivio dei ripensamenti, dei bilanci. Così attraverso la memoria e, spinto al ricordo da un lascito testamentario, ripercorre la sua giovinezza, le amicizie importanti con i suoi tre amici, la storia d'amore con Veronica Ford che lascia un'ombra scura nel suo passato. Certe storie d'amore ci cambiano, ma con il tempo le dimentichiamo e spesso le rivestiamo di tinte diverse in modo da autoassolverci dagli sbagli commessi. Anche Tony, in fondo, lo fa: dipinge il suo primo amore come una manipolatrice, rea di aver iniziato una relazione con il suo migliore amico Adrian da cui si sentirà ugualmente tradito. Il lettore è spinto, seguendo la voce narrante, ad abbracciare la tesi di Tony, a parteggiare per lui, a perdonargli quella " mediocre normalità " che ad un certo punto lo porterà a voler capire, in modo quasi ossessivo, dopo quarant'anni, il perché Veronica gli abbia preferito Adrian. La sua ottusità di fronte alla frase che la donna spesso gli scaglia contro " Tu non ci arrivi... ", diventa palese sul finale e scopre tutte le carte, ma non svela le motivazioni alla base. 

La fine, in un certo senso, lascia con l'amaro in bocca, stravolgendo l'idea che ci si era fatta dei personaggi. La narrazione ha tradito il lettore, raccontando una storia che, probabilmente, era molto diversa. Il libro, in fondo, è godibile, ma forse andrebbe letto almeno una seconda volta per afferrare a pieno il messaggio dell'autore che si è divertito.... ah se si è divertito.... ?

La traduzione è di Susanna Basso.

Voto:⭐⭐⭐


Recensione di Elisabetta Cabriolu.




Julian Patrick Barnes – Scrittore inglese (n. Leicester 1946). Versatile, meticoloso stilista, B. ha pubblicato il fortunato romanzo Flaubert's Parrot (1984) e, sotto lo pseudonimo di Dan Kavanagh, quattro storie di genere poliziesco riunite nel volume Duffy omnibus (1991). Ha svolto attività editoriale e ha ottenuto una certa notorietà come critico televisivo.

Laureatosi al Magdalen College di Oxford nel 1968, ha lavorato (1969-72) per il supplemento dell'Oxford English Dictionary, e in seguito è stato redattore letterario e critico televisivo di vari periodici; dal 1990 al 1995 è stato corrispondente da Londra del settimanale The New Yorker. Nei suoi romanzi, a cominciare da Metroland (1980; trad. it. 2015) e Before she met me (1982; trad. it. Prima di me, 2017), la capacità d'osservazione psicologica e una spiccata inclinazione saggistica si uniscono ai pregi di una scrittura meticolosa e stilisticamente elaborata. L'ossessione letteraria è del resto esplicitamente tematizzata da B. nel suo romanzo più fortunato, Flaubert's parrot (1984; trad. it. 1987), storia di un medico in pensione, appassionato lettore di Flaubert, la cui vita s'intreccia inestricabilmente con l'ambizioso e maniacale progetto di scrivere una biografia del grande romanziere. Ha pubblicato tra l'altro, sotto lo pseudonimo di Dan Kavanagh, quattro storie di genere poliziesco (Duffy, 1980; Fiddle city, 1981; Putting the boot in, 1985; Going to the dogs, 1987), riunite poi nel volume Duffy omnibus (1991). Tra le opere si ricordano: Staring at the sun (1986; trad. it. 1989); A history of the world in 10 ½ chapters (1989; trad. it. 1990), romanzo d'idee dall'impianto vistosamente postmoderno; Talking it over (1991; trad. it. Parliamone, 1992); The porcupine (1992; trad. it. 1993), novella d'ispirazione kafkiana; la raccolta di scritti giornalistici Letters from London (1995); l'antologia di racconti Cross channel (1996; trad. it. Oltremanica, 1997); England, England (1999; trad. it. 2000), satirica visione di una Gran Bretagna riprodotta in scala minore sopra un'altra isola; Love, etc. (2001), che riprende temi e personaggi di Talking it over; The lemon table (2004); Arthur & George (2005); Nothing to be frightened of (2008; trad. it. 2022); The sense of an ending (2011; trad. it. 2012), con cui si è aggiudicato il Booker prize; A life with books (2012); Levels of life (2013; trad. it. 2013); la raccolta di saggi Keeping an eye open. Essays on art (2015; trad. it. 2019); i romanzi The noise of time (2016; trad. it. 2016) e The only story (2018; trad. it. 2018) e il saggio storico The man in the red coat (2019; trad. it. 2020). (Fonte Treccani.it)


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