Robert Walser


La passeggiata


Adelphi


Accompagnare Walser in questo capolavoro di passeggiata è stato per me un enorme piacere perchè lo stupirsi, l'entusiasmarsi davanti a un fiore, a un albero, a una nuvola, alla natura che ci circonda o all'intimità di una casetta di montagna è ciò che provo nelle mie passeggiate.

Ma questa passeggiata è qualcosa di più e Walser lo spiega al funzionario delle imposte "Le prolisse passeggiate mi ispirano mille pensieri fruttuosi, mentre rinchiuso in casa avvizzirei e inaridirei miseramente. L'andare a spasso, non è per me solo salutare, ma anche profittevole, non è solo bello ma anche utile. Una passeggiata mi stimola professionalmente...Ogni passeggiata è piena di incontri, di cose che meritano di essere viste, sentite. Di figure, di poesie viventi..."

La passeggiata, in fondo, è un'allegoria della vita, un invito appunto a non perdere la capacità di stupirsi, come un bambino, di fronte alla varietà del mondo, nonostante le tristezze e le avversità da cui ogni esistenza è segnata.

Fra le varie riflessioni affiora un po' di malinconia per la perdita della semplicità rispetto ai roboanti motori che sfrecciano lungo le strade e all'industrializzazione e alla massificazione.

Con il sopraggiungere della sera tornano però antichi ricordi: errori

commessi e il volto di un fanciulla persa " Ho raccolto fiori solo per deporli sulla mia infelicità? - mi domandai, e il mazzolino mi cadde di mano."

Si sente forte la sua passione per la prosa poetica; il lessico è elegante, ricercato, altisonante e spesso venato di ironia.

Da rileggere ogni tanto.


La traduzione è di Emilio Castellani.


Recensione di Gabriella Vezzali.




Robert Walser, scrittore svizzero tedesco (Biel 1878 - Herisau 1956). Già a 14 anni apprendista in una banca, lavorò come impiegato a Basilea, Stoccarda e Zurigo. Passato a Berlino, compì senza successo alcuni tentativi teatrali. Tornato in Svizzera, trascorse alcuni anni sereni e produttivi, favorito da un buon successo di pubblico per quanto veniva pubblicando. Presto, però, trascurato, subì disturbi fisici e psichici che lo portarono all'internamento in una clinica psichiatrica, dove trascorse gli ultimi 28 anni della sua vita. Solitario e scontroso, portato dall'osservazione realistica a risalire alla trasfigurazione surrealistica, sempre sconcertante e propenso a una dolorosa ironia, scrisse in rapida successione tre romanzi a sfondo autobiografico, Die Geschwister Tanner (1907), Der Gehülfe (1908), Jakob von Gunten (1909), romanzo quest'ultimo in cui Kafka ravvisò elementi precursori della sua stessa opera. Il campo in cui W. seppe meglio esprimersi fu quello della prosa breve e impressionistica, d'incisività quasi aforismatica: sono oltre mille brani e talora frammenti, raccolti solo parzialmente da W. (Aufsätze, 1913; Geschichten, 1914; Prosastücke, 1917; Kleine Prosa, 1917; Seeland, 1919-20; Die rose, 1925), e oggetto di numerose edizioni postume (Dichtungen in Prosa, a cura di C. Seelig, 5 voll., 1953-62; ecc.). Postumo (1975) è anche il romanzo Der Räuber (scritto nel 1925). (Fonte treccani.it)

Commenti

Post popolari in questo blog