Italo Svevo 


Una burla riuscita 


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Questo racconto lungo offre un ulteriore spunto per conoscere l'autore. La vicenda presenta di certo un abbrivio autobiografico: il protagonista è un non più giovane scrittore, o meglio ex tale, Mario Samigli, che ha pubblicato un solo volume in gioventù; egli svolge un lavoro impiegatizio per mantenersi, senza però avere mai rinunciato a coltivare la speranza della celebrità. Vive con il fratello Giulio, ammalato, di cui si prende cura, leggendo per lui prima che si addormenti; continua a scrivere brevi favole, i cui i protagonisti sono dei piccioni. 

Un personaggio che si potrebbe definire puro, soprattutto quando subìsce la burla che gli verrà rivolta da una persona insospettabile e a lui molto vicina. 

Colpisce il fatto che nel racconto non sia mai menzionta alcuna donna ma evidentemente non ce n'era bisogno. 

Impreziosiscono la narrazione le note che Svevo inserisce qua e là per dar conto del carattere di Mario, delle reazioni del fratello, della pressocchè inspiegabile condotta del Gaia, il burlone. 

Spesso ci si trova a pensare a quanta acutezza (data dalla conoscenza della materia psiconalitica?) accompagni queste osservazioni che aleggiano nel testo, frammiste alla trama. 

"I giorni di Mario dunque erano sempre lieti. Si poteva anche pensare che tutta la tristezza passasse nelle sue favole amare e che perciò non arrivasse a oscurare la sua faccia. Ma pare che tanta soddisfazione non lo accompagnasse nelle sue notti e nel sogno (...) Mario non ricordava i propri sogni e, soddisfatto dal sonno profondo, credeva di esere stato almeno altrettanto lieto nel suo letto come lo era durante la giornata faticosa". 

Leggendo si riflette su tic, ossessioni, sensi di colpa, meschinità e cattiverie che, ancora oggi, possono essere di tutti noi. Ci si imbatte anche in un tema poco "popolare" ma vivo, quello delle contraddizioni che a volte intorbidano le amicizie: 

"Egli odiava ferocemente il suo grande amico. Non ne era forse del tutto consapevole, perchè egli era anzi convinto di non sentire altro che una viva compassione per Mario (...) Quando parlava di Mario, egli sapeva atteggiare la faccia a compassione, ma torcendo le labbra in modo da significare anche una minaccia. Lo invidiava. Il Gaia apparteneva alla gozzoviglia come Mario apparteneva alla favola. Mario sorrideva sempre: e lui rideva molto, ma con interruzioni". 

L'apparente tranquillità di Mario, sconvolta dalla burla, trova modo di rifugiarsi nelle amate favole, una sorta di sua autoanalisi inconsapevole, che lo aiuta a sopportare la non facile realtà. 

"Con una favola si può arrivare dove si vuole quando si sa volere”. 




Introduzione di Milena Contini.



Recensione di Jo March.





Italo Svevo, pseudonimo dello scrittore Ettore Schmitz (Trieste 1861 - Motta di Livenza 1928). È ritenuto uno dei principali esponenti della cultura mitteleuropea. Nei suoi tre romanzi Una vita (1892, ma con data 1893), Senilità (1898), e La coscienza di Zeno (1923), sono espressi i tratti salienti della sua opera, derivati in modo stringente dalle esperienze personali di S. e dalla temperie culturale in cui egli visse, quali la vocazione squisitamente autobiografica; il carattere antiletterario della prosa; l'uso di modi espressivi riconducibili al suo plurilinguismo (al dialetto triestino, al tedesco); la presenza di tematiche e procedimenti, come il monologo interiore, che l'apparentano alla corrente del romanzo d'analisi europeo. (Fonte treccani.it)

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