Geoges Simenon


Il Mediterraneo in barca


Adelphi





Recensione di Roberto Maestri. 


“Il Mediterraneo è… Il Mediterraneo è…Il Mediterraneo è…”

Inizia con queste frasi sospese la crociera che il creatore del commissario Maigret intraprende alla metà degli anni Trenta su una barca a vela con l’intento di scrivere un reportage di viaggio. E sarà proprio l’impossibilità di completare quella descrizione a fare da filo conduttore al racconto che ne verrà fuori. Perché il Mediterraneo, pur essendo visto a volte come un bacino rispetto ai maestosi oceani, rimane un mare indefinibile: per la varietà di culture che si affacciano sulle sue sponde, per la parte che ebbe e ha tuttora la Storia dell’Occidente e che qui vide il suo principio, per le ricchezze naturali che riesce a offrire, per il carattere delle sue genti, così uguali e al tempo stesso così differenti fra loro.


“Perché il Mediterraneo non è soltanto l’acqua trasparente e pulita delle spiagge. È anche…” 

Ancora puntini di sospensione, perché ci si rende conto che non è possibile afferrare l’essenza di un mare che sfugge pur essendo davanti a noi, una distesa d’acqua apparentemente uguale alle altre eppure così diversa. E se ne accorge bene lo stesso Simenon, ogni qualvolta tenti, nel suo libro, di imbrigliare questo mare in una definizione che ogni volta si ritira, come catturata dalla risacca.
Non resta altro allora che spiegare le vele farsi trascinare dal vento, quando c’è, perché il Mediterraneo è anche capace di regalare momenti di bonaccia che sembrano infiniti, durante i quali il tempo stesso sembra obbedire ai capricci del suo volere. Ma quando il vento decide di alzarsi “La brezza può venire da qualsiasi direzione ed esserci sempre favorevole, eccezion fatta per una sottile porzione d’infinito che sta dritto davanti a noi” ed è con questo spirito che Simenon affronterà la traversata che lo porterà inizialmente sulle coste italiane che non sembrano neppure sfiorate dal peso di una dittatura, quella fascista, che proprio in quegli anni andava consolidandosi; dopo sarà la volta di Malta, isola resa estranea per il suo carattere stravolto dalla presenza inglese, perché se “La cultura latina è il Mediterraneo” e ”Al punto in cui siamo si potrebbe dire che la cultura anglosassone è tutto il resto.” 

Perché il Mediterraneo è sì un mare che si presta alla contaminazione fra le genti, ma a patto che queste conservino il carattere tipico di queste latitudini. Chi proviene da oltre la barriera delle Colonne d’Ercole, potrà dominare queste coste, ma non potrà mai esserne parte integrante. 


«Buongiorno!» dice il primo, dando fiato alla sirena. «Goodbye!» risponde l’altro. E il commissario di bordo spiega ai passeggeri: «È un inglese che va in Australia!». Il che significa che non è un vero uomo del Mediterraneo. Si limita a passare, senza neanche fermarsi.” 


Abitanti a pieno diritto del Mediterraneo sono invece gli abitanti della sponda opposta, quella tunisina, con i suoi suk, i suoi bazar, i suoi bordelli, i quartieri equivoci e quelli destinati ai turisti della sponda a nord, liberi di lasciarsi truffare dal mercante di turno. 

Il Mediterraneo qui descritto e immortalato da una serie di bellissime istantanee scattate da Simenon stesso, non è soltanto il pittoresco mare visto in cartolina: è anche un mare che vede costretti dalla miseria i propri figli a emigrare, in Europa o nelle Americhe, ma che per loro fortuna, si trovano accolti, quando non chiamati, da una schiera di cugini: 


“Gli emigranti si ritrovano in famiglia, ovunque siano, in quartieri che richiamano alla memoria Genova o Milano, Atene o Smirne. E in questi quartieri, in America come a Parigi o in Germania, ritrovano perfino l’odore dei loro vicoli, il nome di un cugino sull’insegna di un calzolaio, la torta della prima comunione, insieme agli immancabili confetti argentati, e il funerale con l’accompagnamento della banda. Volete verificare di persona? Andate a passeggiare, la sera, nei dintorni dell’Hôtel de Ville, a Parigi, e incontrerete tutti i cugini d’Italia. Se invece volete fare un viaggio in Grecia, entrate in un ristorante di rue Cadet a respirare il profumo di moussaka, di agnello alla brace e difoglie di vite ripiene. Sarà la stessa cosa a Londra. E dappertutto… Il Mediterraneo, quando emigra, porta con sé i suoi odori, le sue spezie, le sue chitarre e una schiera di cugini.” 


Tutto questo e altro ancora è il Mediterraneo descritto da Simenon e a noi non resta altro che accomodarci sul ponte e lasciandoci sferzare il viso dal vento e gustare questo viaggio, convinti che “il Mediterraneo è tante di quelle cose che…” 



Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Maria Laura Vanorio. 

Con una Nota di Matteo Codignola. 




Georges Simenon, scrittore belga di lingua francese (Liegi 1903 - Losanna 1989). Tra i più celebri e più letti esponenti non anglosassoni del genere poliziesco, la sua produzione letteraria, soprattutto romanzi gialli, è monumentale: essa conta poco meno di duecento romanzi, fra cui emergono − per popolarità in tutto il mondo e per salda invenzione − quelli della serie di Maigret, quasi tutti tradotti in italiano. 

Dopo il suo primo romanzo, scritto a 17 anni (Au pont des arches, 1921), si trasferì a Parigi dove pubblicò sotto svariati pseudonimi opere di narrativa popolare. Nel 1931 con Pietr le Letton, che uscì sotto il suo nome, inaugurò la fortunatissima serie dei romanzi (circa 102) incentrati sul commissario Maigret, che rinnovarono profondamente il genere poliziesco. Negli USA dal 1944 al 1955, tornò poi in Europa, stabilendosi in Svizzera; nel 1972 smise di scrivere, limitandosi a dettare al magnetofono, e tornò alla scrittura solo per redigere i Mémoires intimes (1981). Autore straordinariamente prolifico, con stile semplice e sobrio ha narrato nei suoi romanzi, caratterizzati da suggestive analisi di ambienti, la solitudine, il disagio esistenziale, il vuoto interiore, l'ossessione, il delitto (La fenêtre des Rouet, 1946; Trois chambres à Manhattan, 1946; La neige était sale, 1948, trad. it. 1952; L'horloger d'Everton, 1954; Le fils, 1957). Gran parte di questa abbondante produzione, che ha ispirato molti film ed è stata tradotta in 55 lingue, è stata riunita nelle Oeuvres complètes (72 voll., 1967-73) e in Tout Simenon (27 voll., 1988-93). Ricordiamo inoltre i racconti e le prose autobiografiche (Je me souviens, 1945; Pedigree, 1948, trad. it. 1987; Quand j'étais vieux, 1970; Lettre à ma mère, 1974, trad. it. 1985; la serie Mes dictées, 21 voll., 1975-85), e le raccolte di articoli À la recherche de l'homme nu (1976), À la decouverte de la France (1976), À la rencontre des autres(1989). Nel 2009, in occasione del ventennale della morte, è stato pubblicato in Francia a cura di P. Assouline il monumentale Autodictionnaire Simenon, lungo le cui voci (in gran parte tratte da interviste, carteggi e appunti dello stesso S.) si snoda un'originalissima e dettagliata biografia dello scrittore. (Fonte Treccani.it)

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