Wu Ming 1


GLI UOMINI PESCE


Einaudi




Recensione di Roberto Maestri.


Quando un autore ci abitua a vette narrative oltre il limite della media del panorama letterario attuale, è inevitabile che le aspettative nei suoi confronti siano alte. E forse proprio per questo il nuovo romanzo di Wu Ming 1, che affronta in solitaria un progetto che per sua stessa ammissione rigirava nella sua mente da molto tempo, ci ha lasciati con un una punta di riserva risollevata solo nel finale che riscatta una trama un po’ troppo infarcita di rimandi bibliografici e storici, con personaggi reali e immaginari che si intrecciano nel racconto.

Inizialmente la troppa carne al fuoco rischia di disorientare il lettore e solo la pazienza di arrivare all’ultima parte fa sì che tutti i tasselli ritrovino la propria collocazione calmando quel turbine narrativo che solleva molta polvere nello sviluppo della trama. Anche l’elemento fantastico evocato nel titolo rimane un po’ sullo sfondo, schiacciato da eventi che si susseguono con passaggi temporali che si snodano su binari paralleli. Resta comunque l’impressione di trovare il vero protagonista del racconto nel paesaggio, quel delta sconfinato del nostro fiume principale, il Po, con i suoi misteri avvolti nelle nebbie, mentre sopporta gli abusi e gli sconvolgimenti che anni di interventi umani spesso scriteriati hanno ottenuto il risultato di sconvolgere un ambiente che fatica a riprendere il suo volto naturale.

C’è poi la guerra partigiana, gli orrori dell’occupazione tedesca spalleggiata dalle squadre fasciste repubblichine, ci sono gli odi e i rancori che non si placano nemmeno dopo il termine ufficiale delle ostilità e poi c’è il segreto o meglio, i segreti che il protagonista la cui morte dà il via al romanzo, che svolgeranno il filo rosso che accompagna tutta una trama e che si dipana fino all’epilogo finale.

Lo sviluppo de Gli uomini pesce fa pensare a una citazione dal film Amadeus di Miloš Forman, quando l’imperatore, pur apprezzando le composizioni di Mozart, lo bacchetta dicendogli che utilizza “troppe note”. È questo forse l’unico appunto che ci sentiamo di fare a un romanzo che comunque rispecchia gli standard ai quali l’autore ci ha abituati, una lettura comunque avvincente dove sono chiare le strutture narrative, la ricerca storiografica e aneddotica e la caratterizzazione dei personaggi molto ben costruita.

Curiose e piacevoli le molte citazioni del romanzo precedente dell'autore, La macchina del vento, con l’evocazione di alcuni personaggi compresi in quel romanzo.



L'autore:


Wu Ming 1 fa parte del collettivo Wu Ming, con cui ha scritto svariati romanzi, tra i quali Q, 54, Manituana, Altai, L'Armata dei Sonnambuli, L'invisibile ovunque, Proletkult e Ufo 78. Come singolo autore ha scritto per Einaudi New Thing (2004), Point Lenana (con Roberto Santachiara, 2013), Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav (2016), La macchina del vento (2019) e Gli uomini pesce (2024). La sua penultima opera solista è La Q di Qomplotto (Alegre, 2021). È cittadino onorario di Mompantero, Val di Susa.

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