Giovanni Tommaso Rovati


L’accordatore di sogni


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Un romanzo delicato, dalla prosa scorrevole, piacevole, giocata sul filo dei ricordi di una famiglia, la cui potenza è incarnata plasticamente da un oggetto magico ed evocativo: un vecchio pianoforte inglese. Il pianoforte è in realtà il vero protagonista della storia, sempre presente in tutto il suo divenire, dall’inizio alla fine, insieme alle tante canzoni napoletane citate nel libro. Viene voglia, terminata la lettura, di riascoltarle tutte, dalla più antica (la splendida e immortale “Reginella”) fino a quella di Pino Daniele (“Alleria)”.

Colpisce la capacità dell’autore di calarsi nei personaggi, anche quelli femminili, con la maestria dello scrittore provetto.

Molto belle le pagine sulla storia d’amore tra Giovanni e Lucia, a metà anni Trenta, sullo sfondo dell’isola di Ponza, così ben descritta che pare di conoscerla anche a chi, come me, non c’è mai stata.

“(…) Era la luce dell’amore, quel sentimento magico, irrazionale, che sfugge a ogni controllo, che nulla teme, obbediente solamente a se stesso  . La pelle nuda di Lucia era liscia e vellutata come i sassolini che rotolano sul bagnasciuga, perennemente levigati dalle onde, e sapeva di mare”.

Bello il punto di vista dell’adolescente Giggino e dei suoi primi turbamenti d’amore.

E se è vero che i ricordi non vanno mai buttati, se la mente trattiene le immagini di tante vite prima della nostra, allora questa storia doveva essere raccontata.

Ci sono i nomi familiari a scandire quattro generazioni, quattro storie d’amore diverse e meravigliose. C’è la generosità di un autore che si consegna al lettore con freschezza e maturità insieme.

(…) affacciandosi dietro l’ampio finestrone con le sbarre, si poteva vedere tutta piazza Carlo Terzo. Restarono per un po' incantati senza dire nulla: c’erano i tram che andavano su e giù e le carrozze con i cavalli che stazionavano in attesa di clienti. Sembrava di essere al cinematografo. La giornata era bella e l’aria tersa mentre una piccola folla di persone si era radunata attorno a un carretto con le ruote, ma senza cavallo. Un uomo stava cantando nella piazza, mentre un ragazzino faceva andare la manovella del pianino:

“Mme so mbriacato ‘e sole, mme so mbriacato ‘e mare…”"

C'è Napoli, sullo sfondo, che è essa stessa protagonista, bella di quella bellezza di un tempo che oggi si può solo immaginare ma che appare alla mente, vivida, pagina dopo pagina.




Recensione di Jo March.





Giovanni Tommaso Rovati, pensatore partenopeo: se non sono in ufficio sono al pianoforte, oppure sto scrivendo, vicino al mare.

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