Pino Roveredo 


Mandami a dire 


Bompiani


E’ una raccolta di 14 racconti brevi, ma bellissimi e veramente profondi e pieni di poesia. 

I protagonisti sono persone comuni, come se ne potrebbero incontrare tutti i giorni e come magari ne conosciamo anche noi, magari anche senza saperlo. A volte sono anche quelli che vengono considerati dalla società cosiddetta civile “gli ultimi”, “ i Reietti”, quelli che spesso vengono guardati con compassione dalla maggior parte della gente, la gente che si reputa civile e normale. 

Come ad esempio il protagonista del racconto che dà il titolo al libro, a mio avviso una delle cose più belle e toccanti che abbia mai letto: un uomo ex ricoverato in un manicomio, che dopo la riforma Basaglia è stato “liberato” dal Casamento; ma dentro quel luogo di dolore era nata una storia d’amore con un’altra ricoverata. Dopo la chiusura i due innamorati sono stati forzatamente separati e non si sono più rivisti; e lui continua da anni a cercarla, a scriverle, nonostante non abbia mai avuto risposta, sognando di potersi rincontrare un giorno, e parlandole delle proprie emozioni. Dal racconto emerge quanto la legge Basaglia, sicuramente positiva in sé, sia stata applicata in modo superficiale e inadeguato: i malati sono stati catapultati, con pochissimi aiuti e accorgimenti sia per loro che per i loro familiari, in un mondo totalmente diverso da quello a cui erano abituati: c’è quello che è morto investito da un’auto perché, dopo essere stato in manicomio tutta la vita, non sapeva attraversare la strada; la donna costretta a tornare dalla sorella ostile, i due innamorati costretti a separarsi. 

Anche chi diceva di agire per il loro bene quindi, non si è curato troppo di loro: “la libertà: ma chi l’ha mai chiesta?”, si sfoga il protagonista che nella sua solitudine ricordai giorni del Casamento come felici, nonostante tutto. 

C’è poi il racconto che parla di un padre che ha appena perso il figlio in un incidente d’auto, che non riesce più a tornare a casa perché tutto gli parla del figlio perduto, perché la moglie apparecchia la tavola ancora per tre, e si tormenta ripercorrendo la strada che faceva quel giorno il figlio in auto cercando di pensare a quelli che possono essere stati gli ultimi pensieri, sensazioni, sentimenti del suo ragazzo. 

C’è il ricordo, commovente, del rapporto con i genitori, entrambi sordomuti, un rapporto fatto di gesti, sguardi, che a loro modo diventavano parole, molto più profonde e sentite di quelle appartenenti al linguaggio parlato. 

L’autore trasmette in questi racconti alcune esperienze autobiografiche (i genitori sordomuti, la vita in manicomio in cui ha vissuto per breve periodo) con un linguaggio semplice e diretto ma toccante, di quelli che davvero (credo di non esagerare) parlano all’anima. 


«Com'è possibile che da anni consumo le scarpe dentro la speranza di riuscire a trovarti? E tu, anche tu cammini e mi cerchi? Se sì, mandami a dire. Non vorrei che girassimo in un tondo infinito senza trovare l'incontro che ci possa fermare. Verrà un giorno senza numero, senza mese e senza anno in cui ci troveremo, «ho la speranza che vince mille a zero sulla pazienza».

«La mia parte egoista vorrebbe anche sapere se sei infelice come me, perché vedessi come sono stanco di camminare da solo dentro la tristezza, a volte capita che piango senza sentirmi il singhiozzo»

«Vorrei anche sapere se, quando è l'ora che il tramonto si siede sopra il sole, spingendolo giù, giù fin sotto il mare, sei sempre là, davanti alla finestra, a osservare quel trapasso e a pensarmi. Una volta lo facevi, e oggi? Ti scongiuro tanto, mandami a dire, la mia solitudine ah bisogno di sapere».







Recensione di Tiziana Tomasella. 




Pino Roveredo (Trieste, 16 ottobre 1954 - Trieste 21 gennaio 2023). La sua infanzia è segnata da gravi problemi familiari (genitori entrambi sordomuti) e sociali seguiti in gioventù dalla piaga dell'alcolismo. 

Il suo esordio letterario giunge nel 1996 con il testo autobiografico Capriole in salita (Lint Editoriale, Trieste), che narra in prima persona le avventure e le disavventure, le cadute e le ricadute dell'autore e dei suoi compagni di bevute meno fortunati di lui. Il romanzo ottiene subito un notevole successo a livello nazionale e Roveredo acquista notorietà grazie a vari passaggi televisivi nel popolare talk-show di Maurizio Costanzo. 

Nel 1997 esce la raccolta di racconti Una risata piena di finestre, dove l'autore con ironia e tenerezza racconta le storie di quei personaggi comuni che tutti guardano ma nessuno vede, seguito l'anno successivo dal romanzo La città dei cancelli, romanzo duro ma realistico che narra i fatti crudi e le vicende quotidiane dei carcerati. Sempre nel 1998 e sempre per la casa editrice triestina, esce il testo teatrale La bela vita dove l'autore in un atto unico mette in scena la dura vita del penitenziario. 

L'anno 2000 vede la nascita di un altro toccante romanzo: Ballando con Cecilia. Qui Roveredo racconta la storia di Cecilia, un'anziana donna rinchiusa da oltre sessant'anni in ospedale psichiatrico dove gli altri ospiti, (tutti accomunati da un'unica e semplicistica etichetta: "pazzi") fanno da contorno ad una vita il cui destino ha tolto la libertà. Sempre nel 2000 Roveredo pubblica il testo teatrale Centro diurno/Le fa male qui?, dove in due atti viene messo in scena il problema dell'emarginazione sociale e della tossicodipendenza. La Lint pubblica poi, a cura di Stefano Bianchi, il volume San Martino al Campo - Trent'anni, dove Pino Roveredo racconta le tappe più importanti nei trent'anni di storia del centro di recupero per tossicodipendenti fondato da don Mario Vatta. Il volume ospita testimonianze di illustri cittadini come Angelo Baiguera, il senatore Roberto Antonione, Claudio Magris, Daniela Lucchetta (vedova del compianto giornalista RAI assassinato a Mostar), oltre alle foto di Giovanni Montenero, noto fotografo triestino. 

Con la raccolta di racconti Mandami a dire (Bompiani) Pino Roveredo vince a settembre il Premio Campiello 2005[1] come miglior romanzo dell'anno e nel 2006 pubblica assieme all'onorevole Ettore Rosato il volume Andar per fodere. Sempre nel 2006 Bompiani ristampa Capriole in salita e, nel 2007, pubblica il nuovo romanzo, Caracreatura che narra le vicende di una madre di un tossicodipendente. Nel 2009 pubblica Attenti alle rose, sempre con Bompiani. 

Segue poi La melodia del corvo, (Bompiani 2010), mentre l'ultimo romanzo di Roveredo è Mio padre votava Berlinguer, (Bompiani 2012) e sempre per Bompiani la rielaborazione di Ballando con Cecilia (2013) e Mastica e sputa (2016). (Fonte Wikipedia)

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