Bret Easton Ellis

American Psycho

Einaudi Editore


Allora, in tutta onestà io non lo so come si fa a recensire un libro così, cioè non saprei proprio da dove cominciare, anche se cominciare dalla trama è sempre o quasi una buona idea perciò proviamo a fare così anche stavolta e vediamo che ne vien fuori.

Dunque, Patrick Bateman vive a Manhattan, lavora a Wall Street, frequenta ambienti raffinati e selettivi, idolatra Donald Trump, si prende cura del suo aspetto, va regolarmente in palestra, ama gli abiti griffati, i ristoranti stellati, il David Letterman Show, le strisce di cocaina purissima.

Un tipico yuppie degli anni '80, insomma, che, per chi ha visto Wall Street di Oliver Stone o letto Il Falò delle Vanità di Wolfe, non è difficile figurarsi.

I suoi amici lo considerano il classico ragazzo della porta accanto, gli chiedono consigli sugli abbinamenti, sulle ultime tendenze, sui locali alla moda, persino sulla musica di cui si fregia di essere un esperto fruitore. 

Patrick ha anche una ragazza, una del suo stesso ambiente, una tipa a posto, quantomeno per il genere, benché troppo concentrata su se stessa e sui suoi inesistenti problemi per accorgersi della maschera che con così grande disinvoltura il suo stiloso compagno indossa e dar peso alle parole, spesso terribili, con le quali egli prova talvolta a reclamarne l'attenzione.

La vita di Patrick Bateman ha, però, un lato oscuro, che nessuno, nella sua cerchia di amici, sospetta, nemmeno lontanamente. 

Un aspetto che per le prime 100 pagine del romanzo, viene celato persino al lettore, ubriacato dalle interminabili considerazioni su ristoranti alla moda, cura dei dettagli, scelta degli accessori.

La svolta non arriva, però, così, di botto, ma viene anticipata da tutta una serie di indizi disseminati sporadicamente che aumentano progressivamente il disagio del lettore, senza pur tuttavia riuscire minimamente a prepararlo a quel che si ritroverà a leggere: una sequela di omicidi brutali, torture sadiche, violenza metodica, raccontate con dovizia di particolari e insopportabile sarcasmo, senza risparmiare alcun dettaglio macabro o osceno. 

Ammetto di aver dovuto congelare Bateman per una intera giornata, allontanandolo con un 'basta mo' di stizza nervosa suscitato  dall'ennesimo, sanguinario massacro, e rinchiudendo il libro a forza nel cassetto del comodino in cui manco c'entrava. 

Vi avviso: qua non basta avere lo stomaco forte, l'orrore che Ellis mette in scena è disturbante, rivoltante, terrificante oltre ogni più nera aspettativa. 

Bateman non appare in alcuna circostanza assolvibile ed è impossibile per un lettore sano di mente provare empatia nei suoi confronti. Patrick Bateman è un mostro, una creatura incapace di provare pietà e compassione, un demone che cannibalizza le sue vittime e che sperimenta forme sempre nuove di sadismo e tortura, spinto da un famelico appetito di emozioni estreme. La violenza è insita nella natura del giovane broker, è una parte di sé, la parte più autentica e vera, celata sotto un sottile, evanescente strato di impostura da chìccheria galante con il quale se ne va in giro a godersi un mondo ignaro seppur non del tutto innocente.

La caratterizzazione in soggettiva del protagonista è da manuale di scrittura: non è solo quello che Batema dice, ma sopratutto come lo dice a definirlo come personaggio. 

Le scene di violenza sono truculente, grandguignolesche, una rassegna di varia e creativa crudeltà che lascia sgomenti e atterriti. Ellis inchioda il lettore al buco della serratura della camera da letto del suo psicotico pluriomicida, obbligandolo ad assistere ad uno spettacolo di morte agghiacciante, nel maligno e lucidissimo tentativo di farne un silente testimone, se non addirittura un complice, ché forte, talora, è la sensazione di assecondare, con la lettura, l'estasi feroce del suo infernale alter ego. Il finale, anche questo anticipato da semine perfettamente calibrate, rimette però tutto (o quasi) in discussione... ma qui proprio non posso dirvi di più, mi spiace, anche se sono fortemente tentato stavolta ché spoilerarvi un finale così significherebbe, molto probabilmente, cancellare con un colpo di spugna l'insana curiosità che la mia modesta recensione potrebbe aver fatto nascere in voi circa un romanzo che seppur certamente meritevole non m'azzerderei a consigliare ad alcuno, salvo che non sia fermamente convinto del suo equilibrio psicologico e della sua capacità di tener botta a così tanto orrore senza impazzire o mandarmi a maledire o anche più banalmente a fare in culo. Naturalmente ringrazio di cuore chi questo libro me l'ha consigliato, invece, dacché dal mio punto di vista questo equivale innanzitutto al riconoscimento di una condizione di sanità mentale totale e di una capacità di giudizio critico capace di svincolarsi da reazioni emotive da innocenza violata.

Per fortuna c'ho le spalle belle larghe e, 'nsomma, seppur a fatica sono riuscito a portare a termine una lettura che m'ha messo comunque parecchio a disagio e in più di una circostanza. 

American Psycho resta un libro assolutamente sconsigliato ai troppo sensibili, ai troppo suscettibili e ai troppo emotivi.

Ma pure ai troppo poco sensibili, ai troppo poco suscettibili e ai troppo poco emotivi ché certe carenze potrebbero in effetti costituire un campanello d'allarme importante, ché i deficit di empatia sono uno dei segnali distintivi delle psicopatie e non vorrei che dopo aver letto Ellis  vi scattasse qualcosa nella testa e cominciaste a comprare abiti firmati e a rimorchiare ragazze da torturare a casa con comodo.

Perciò se non siete proprio sicuri-sicuri di stare a posto con la capoccia direi che forse sarebbe il caso di lasciar perdere.

Per quelli della Terra di Mezzo a voi la scelta, sempre che siate adulti è chiaro, ché Ellis io lo vieterei ai minori degli anni 18 come l'alcool, le sigarette e i film hard.

Va buo', io vi ho avvisato. 

La traduzione è di Giuseppe Culicchia.





Bret Easton Ellis (Los Angeles7 marzo 1964) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense.

Nel 1983, durante gli studi al Bennington College, nel Vermont, si iscrive a un corso di scrittura creativa: ne uscirà con il suo primo romanzo, pubblicato nel 1985, Meno di zero, che lo impone all'attenzione del grande pubblico. La sua carriera di scrittore prosegue con la pubblicazione di Le regole dell'attrazione del 1987, che diventa nel 2002 un film dall'omonimo titolo diretto da Roger Avary.

La sua opera più significativa, quella che lo porta al successo, è del 1991, American Psycho. Al centro della narrazione, le vicende del giovane yuppie newyorkese Patrick Bateman, che alla vita dissoluta e superficiale tra Wall Street e i ristoranti di lusso alterna le notti da sanguinario serial killer. La pubblicazione giunge solo dopo una lunga vertenza, a causa delle contestazioni da parte degli stessi editori per la violenza di numerose scene. Nel 1994 pubblica una raccolta di racconti scritta quasi interamente ai tempi del college, con il titolo di Acqua dal soleGlamorama, romanzo covato per quasi dieci anni, esce nel 1999 e riporta lo scrittore ad un successo mondiale.

Lunar Park, uscito in Italia il 18 ottobre 2005, è una storia pseudo-autobiografica declinante verso il genere horror che parla, in ultima analisi, del complicato rapporto fra padri e figli. Da segnalare, al suo interno, anche il ritorno in scena di Patrick Bateman. Nel 2010 ha pubblicato Imperial Bedrooms, sequel del suo primo lavoro Meno di zero, uscito nel 1985. Nel 2016 negli Stati Uniti è iniziata la trasmissione della serie tv The Deleted, che lo vede nei panni di regista.

Il suo ultimo lavoro è Bianco, un romanzo/biografia pubblicato nel 2019, che tocca temi legati all'influenza, spesso negativa, dei social nella nostra vita e attacca in generale la cultura moderna.

Autore Luigi Giampietraglia.

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