Imre Oravecz

Settembre 1972

Anfora Editrice 



… tutte hanno dato e hanno preso, hanno detto il vero e hanno mentito, mi hanno eccitato e mi hanno raffreddato, mi hanno soddisfatto e hanno lasciato un senso di vuoto, hanno risvegliato il desiderio e hanno provocato disgusto, hanno recato gioia e mi hanno straziato, mi hanno divinizzato e mi hanno maledetto, mi hanno accolto e mi hanno respinto, mi hanno liberato e mi hanno schiavizzato, mi hanno innalzato e mi hanno calpestato nel fango, mi hanno reso migliore e peggiorato, mi hanno infuso speranza e mi hanno fatto disperare, hanno giurato fedeltà e sono state infedeli, si sono messe al mio fianco e mi hanno abbandonato, e io ho fatto a loro lo stesso che loro hanno fatto a me, e ti ho tradito con ognuna di loro, perché ti amavo ancora, mentre cercavo di convincermi che ormai non ti amo più.

Una storia semplice, quasi banale, la storia di un amore finito, un monologo interiore di un uomo verso la donna che lo ha lasciato per un altro, il lento decadimento di un sentire che lentamente scompare rimanendo sotto traccia come una brace mai del tutto spenta ma che non avrebbe la forza di alimentare nuovamente il fuoco. La parabola di un’emozione in assenza del soggetto amato, dove protagonista è il sentimento stesso, che si modifica nel corso dell’esistenza di colui che lo ha vissuto.
Pur con le dovute differenze questo romanzo scritto con stile essenziale, composta da 99 brevissimi capitoli, quasi dei pensieri, degli appunti che non superano quasi mai le due pagine, mi ha ricordato un altro romanzo, Opinioni di un clown di Heinrich Böll, dove la tematica è simile, l’amore che non trova pace, anche se lo stile è decisamente differente.
Caso letterario alla sua uscita, nel 1988 in Ungheria, è considerato un capolavoro della letteratura ungherese contemporanea e a mio avviso merita l’attenzione che ha suscitato.




Imre Oravecz (1943, Szajla, Ungheria) è poeta, scrittore e traduttore. Nonostante le sue prime poesie fossero apparse nel 1962 nella prestigiosa rivista letteraria Alföld, ottenne la possibilità di pubblicare

il primo libro soltanto nel 1972: “Scrivevo di cose completamente diverse rispetto a quelle di cui scrivevano gli altri scrittori e questo già in sé significava uno svantaggio. Inoltre, quello che scrivevo era contrario alle dottrine del socialismo reale, nel segno delle quali si poteva pubblicare.”

Nel 1973, dopo Magda Szabó, fu invitato a partecipare nell’International Writing Program dell’Università dell’Iowa. Quando fece ritorno in Ungheria fu considerato e trattato da dissidente.

Nel 1989 il governo comunista gli offrì il prestigioso Premio Attila József che lui rifiutò. Lo stesso anno decise di emigrare negli Stati Uniti ritornando in patria nel 1990, diventando consigliere presso la presidenza dei ministri nel primo governo eletto democraticamente.

Ha anche lavorato come redattore per diversi giornali e come docente universitario presso l’Università Cattolica di Budapest.

È uno dei più acclamati letterati ungheresi, stima comprovata da vari riconoscimenti, come il Premio Kossuth (2003), il Premio Prima (2015) e il Premio Aegon (2016).

Autore Roberto Maestri.

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