Giselle Lucìa Navarro 


Criogenia 


Edizioni Ensemble




Pezzo a pezzo, o dovrei dire piuttosto proiettile dopo proiettile, leggendo la raccolta di poesie “Criogenia” di Giselle Lucía Navarro, giovanissima poetessa cubana, riusciamo a ricostruire, attraverso un’analisi minuziosa delle sue esperienze, ciò che ha vissuto, ciò che, nonostante le abbia fatto del male – i “proiettili”, appunto –, non l’ha abbattuta, non l’ha vinta, per quanto, come scrive in “Un amore nasce anche se non vuoi”, «il proiettile arriva sempre a destinazione, / malgrado non ci sia una mano a premere il grilletto, / malgrado mutili il seme e distrugga tutto il possibile, / malgrado mi rifiuti, lo rifiuti e ti rifiuti». 

È interessante far notare come la poesia della Navarro sia ricca di contrasti: se c’è morte, c’è anche vita; se c’è sofferenza, c’è anche gioia; se c’è un interno, c’è anche un esterno; se c’è un dentro, c’è anche un fuori; se c’è il singolo, ci sono anche i molti. Questi binomi creano un effetto duplice e stupefacente nel corso della lettura: da un lato, si viene a creare – e si percepisce – un equilibrio che pare donare stabilità, come una bilancia dai piatti perfettamente in pari – mi ritornano alla mente, a tal proposito, gli ultimi versi della poesia dal titolo “Incognita: creatura umana”: «Quando il tuo corpo tocca il fondo e si distrugge / la legge naturale è ricostruirsi» –; dall’altro lato, tuttavia, si viene a creare – e si percepisce – al contempo una sorta di precarietà che mi sembra tradursi in un’aleggiante incertezza, instabilità o caducità proprie di ciò che è in divenire, e di cui buona parte delle poesie di “Criogenia” mi pare essere informata (anche se forse questa descrizione risulta ancora troppo imprecisa per catturare nel modo più appropriato l’impressione che ho avuto). L’effetto che ha sortito su di me la maggior parte delle poesie di Giselle Lucía Navarro mi ha riportato all’idea di ciò che accade, all’interno, alle crisalidi, a questo intimo processo di progressiva trasformazione, di progressiva metamorfosi: grazie alla sua raccolta di poesie, la Navarro ci consente di entrare nel suo bozzolo privato, nel suo intimo, mostrandoci tutta la dinamicità apparentemente immobile di un essere umano impegnato a prendersi del tempo per riflettere su sé stesso, sul suo passato, su chi si è per potersi alla fine ri-conoscere, per quanto cambiato – o proprio grazie a questo. Da qui il binomio (ulteriore) che ho percepito dalla lettura delle sue poesie inerente alla stabilità e alla precarietà. Questa fine e delicata attività mi ha fatto venire in mente una porpora e precaria foglia d’autunno che resiste, dibattendosi al vento inclemente, su d’un ramo gelato. 

Ecco, “Criogenia” è il frutto, mi è parso, di un percorso di conoscenza di sé, della propria identità, del ruolo che le esperienze (belle o brutte che siano state) hanno svolto – e svolgono – nella definizione di sé; e non credo sia un caso se l’ultima poesia, intitolata “Palpita di nuovo”, si chiude con questi versi, veri e propri indicatori di un avvenuto insight, della metamorfosi di quella crisalide ormai giunta a compimento: «Malgrado l’immobilità del corpo / e questi organi sparsi / ho scoperto il modo / in cui un proiettile può guarire una donna / e renderla più forte». 

E non si può tacere il fatto, credo, che, in questo processo di “indagine identitaria” – come mi pare di poter definire “Criogenia” –, un ruolo capitale ce l’ha la poesia, come mezzo espressivo: «Se smetto di scrivere forse mi salvo. / Se mi salvo mi sarò perduta per sempre», scrive infatti in “Utero” la poetessa; ma è nei versi finali di “Sensi” che Giselle Lucía Navarro ci svela che cosa alimenta ineludibilmente l’attività del suo scrivere: «Ricorda che per scrivere / l’unica cosa che devi fare è strapparti il cuore, / estrarlo dal corpo / e poi respirare». 

“Criogenia” è un viaggio estremamente interessante in cui Giselle Lucía Navarro ci pone di fronte ai suoi stessi processi mentali, a un’analisi di un corpo e di una mente impegnati – o così m’è parso – in un processo di definizione, come ho più volte scritto, o, almeno, di riconoscimento, di “messa a fuoco” di chi si è, che conduce, organo dopo organo, attraverso questa “anatomia del freddo” (titolo della seconda sezione della raccolta), a un conclusivo “atto di riconoscimento” (titolo della terza e ultima sezione di cui si compone la raccolta stessa). 

Questa raccolta è un buon “medicinale” per tutti noi: ci mostra che guardarsi dentro, a fondo, in modo addirittura chirurgico, ci può dare la forza per ripartire, per assecondare di nuovo un magari troppo a lungo sopito o ibernato «bisogno di volare». Ma, come tutti i “medicinali”, è sempre bene leggere il foglietto illustrativo, in questo caso per essere consapevoli del viaggio che affronteremo; quello di “Criogenia” recita: 


Bisogna sapere quanto ghiaccio mettere sul cuore 

per mantenere il suo stato di conservazione senza distruggerlo. 

Bisogna sapere dove mirare 

e come proteggere il filo del proiettile 

affinché lo sparo sia sempre preciso. 




Il traduttore è Alessandro Oricchio. 

Recensione di Matteo Celeste









Giselle Lucía Navarro è una delle voci poetiche più interessanti del panorama latinoamericano. Nata a Cuba nel 1995, Giselle Lucía ha ricevuto già due importantissimi riconoscimenti: il Premio La Edad de Oro di poesia nel 2018, e il Premio David nel 2019. A luglio del 2021 è uscito in Italia il suo primo libro di poesie: Criogenia, pubblicato dalla casa editrice Ensemble.

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