Stefano Spataro 


Sequenze 


Delos Digital





"Notte di luglio. La superstrada è un deserto nero affogato nell’afa estiva del tavoliere delle Puglie. L’asfalto si estende come una crosta purulenta e secca, incastrato in guardrail ossei e arrugginiti, cotti, fino a qualche ora fa, dal sole autoritario e spietato.  L’aria è appena più respirabile che di giorno. Ma quando ci si avvicina alla città i fumi dell’industria fanno incetta delle molecole di ossigeno e le sostituiscono, senza alcuna remora, con quelle di diossina.”


Il calore che scaturisce dallo scenario che appare in queste prime pagine di Sequenze, fa percepire che ci sia molta carne al fuoco nel romanzo di Stefano Spataro, dove un intreccio di storie e personaggi a tratti grotteschi ne caratterizza la trama e in certa misura disorienta il lettore. Ma forse sta proprio qui l’intento dell’autore, nel far perdere l’orientamento in un mondo complesso molto simile a quello in cui viviamo ogni giorno, dove ogni persona che ci capita di incontrare per la strada è depositaria di storie, drammi o vicende apparentemente scollegate fra loro ma che a guardar bene, fanno parte di un’unica narrazione che comprende le vite di ciascuno di noi, come un mazzo di erbe di campo, diverse fra loro ma fatte essere percepite nel loro insieme. 

Le storie che si dipanano in sequenza, come recita il titolo, accompagnano il lettore in un mondo che sembra molto simile al nostro quotidiano se non fosse per alcuni aspetti non visibili forse a un osservatore distratto, uno fra tutti uno strano alieno verde coma da tradizione che si diverte a giocare tiri mancini a chiunque attiri la sua attenzione, fatti salvi un barbone, unico a vederlo, che si intrattiene con lui in una curiosa partita a briscola e una bambina africana adottata da una coppia di sanitari italiani, la quale non si meraviglia dello strano aspetto del suo nuovo amico, affascinata com’è del nuovo mondo che la circonda.
Come in ogni trama orrorifica che si rispetti non possono mancare morti viventi, cadaveri e assassini inconsapevoli della propria situazione, elementi che non possono non rimandare ai tanti morti inconsapevoli se non nella condizione biologica, senz’altro in quella spirituale, dell’animo e che popolano le strade del nostre vivere comune. Delitti senza un movente apparente se non quello dell’alienazione da una vita sempre più priva di significato. Storie dense di disperazione ma anche il tentativo di dare una prospettiva di speranza, è il caso della bambina africana o del barbone già citati, di poter cambiare la propria condizione esistenziale. 



"È una notte di pioggia a Taranto. La vecchia chiesa sconsacrata sembra volersi nascondere dietro la cascata d’acqua. Ha un aspetto terrificante. Le strade deserte sembrano galleggiare. All’orizzonte, poco dietro il muraglione che separa la città civile dall’arsenale militare, l’enorme dinosauro di nuvole avanza, un riflesso vermiglio che si libra nell’umidità dell’aria. Creatura antica e nuova, generata dall’acido rilasciato nell’atmosfera, si muove lenta e osserva dall’alto il deserto d’asfalto.” 



Ed è forse proprio la città di Taranto con i suoi fumi e i suoi veleni, a risultare la vera protagonista di questo racconto, una protagonista silente che si limita a fare da sfondo alle storie che si intersecano nelle sequenze narrative ma che aleggia con la sua atmosfera venefica, influenzando l’animo di chi abita quel luogo dove sono coinvolti tutti i personaggi, al netto delle loro consapevolezze.

Una lettura a tratti spiazzante ma che piano piano avvolge il lettore e lo induce a percorrere quelle strade, inseguendo quelle figure assurde ma allo stesso tempo credibili, i cui comportamenti assumono una logica apparentemente incomprensibile ma estremamente coerente con la schizofrenia di una società che genera quotidianamente i propri mostri. 

Una scommessa vinta quella di Stefano Spataro, il quale ha avuto il merito di rendere reale l’impossibile, catturando l’attenzione del lettore, trascinandolo nella sua assurda cosmogonia. 




Recensione di Roberto Maestri. 







Stefano Spataro, classe 1985, è dottore in storia della scienza, ricercatore e musicista. Ha pubblicato racconti su antologie, come Novocarnomicon (Industria Tipografica Novocarnista, 2021), Prisma vol. 2 (Mosca Bianca, 2020) e su riviste online, tra le quali Crapula Club, Split, D-Zine e la nuova carne. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo, Attis, Sogni dal terzo pianeta (Prospero Editore). Nel 2021 crea la fanzine digitale di fantascienza e speculative fiction Silicio. Dello stesso anno è il suo romanzo breve weird-fantasy Alqarf della Valle Nera (Delos). Nel 2022 vince il premio Short-Kipple. È tra i fondatori, editor e curatore di La Nuova Carne Edizioni.

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