Alessandro Napolitano e Fabio Aloisio (a cura di) Dormono sulla collina Tra Masters e De André Kipple Officina Libraria Recensione di Roberto Maestri. “L’antologia che avete fra le mani ha l’obiettivo ambizioso di rileggere in chiave fantastica l’idea alla base di Spoon River e Non al denaro non all’amore né al cielo, affidando a dieci racconti di genere fantastico la voce di altrettanti defunti provenire da un futuro lontano”. È quanto si legge nella premessa a questa antologia curata da Alessandro Napolitano e Fabio Aloisio, in cui viene rispettato il canone impresso dalle fonti a cui la raccolta si ispira. Ma è in quel “Tra” del sottotitolo che a nostro parere si colloca la chiave di volta che unisce i dieci racconti della raccolta: un qualcosa che, pur ispirandosi alle due opere, diverse per epoca e linguaggio, traccia una via che prende una direzione autonoma, nel senso di riuscire a svincolarsi dalla parafrasi dei contenuti dai quali trae origine, diventando a tutti gli ef
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Tullio Avoledo L’ANNO DEI DODICI INVERNI Marsilio, 2023 Recensione di Lorenzo Garzarelli e Rosetta Menabuoi. Si parla di fantascienza, sappiatelo subito. Come noi sappiamo che l’immaginario collettivo italiano considera il genere fantascientifico una sorta di B-Movie svilito a una parata stanca di mutanti, tentacoli e astronavi che assaltano il nostro pianeta perfetto per fagocitarlo in una galassia lontana, squarciata da lampi accecanti e vulcani che vomitano lava su lande desolate, su rocce appuntite come gli artigli di un venusiano. Omini grigi e bulbosi. (Ir)Realtà aliene. Eroi che sfoderano spade laser nella solitudine di un satellite cuneiforme. Scordatevene, per piacere. Respirate. Reset completo, un colpo di cimosa sulla comoda lavagna del già detto, del già visto. Sposate una diversa prospettiva per una volta, quella giusta. Pensate alla fantascienza non come un fine, ma un mezzo narrativo: usare l’immaginario per dare forme vivide e immaginifiche all’immaginato, l
Giovanna Mozzillo La signorina e l’amore Marlin Editore Non esito a definire questo romanzo un capolavoro. L'ho riletto dopo vent'anni e la rilettura si è rivelata preziosa, comunicandomi con nuova chiarezza ciò che ricordavo bene, vale a dire che mi fosse assai piaciuto. Gli spunti sono tanti. Innanzi tutto, l'ambientazione tra il 1925 e il 1942, a Napoli. Una Napoli che non sta solo sullo sfondo della storia narrata ma ne è protagonista, con la sua bellezza ancora intatta, i suoi profumi, la luce, il mare, gli aromi del cibo, la decadenza di certi vecchi palazzi. Poi, lo stile di scrittura: impeccabile e nello stesso tempo molto personale, riconoscibile come cifra dell'autrice, e anche agile, moderno, direi "parlato". Non solo i dialoghi sono gestiti con maestrìa e naturalezza ma tutto l'impianto è caratterizzato da frequenti frasi sincopate, che iniziano con parole ripetute, creando un insieme efficacissimo alla lettura, adatto a veicolare concetti
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