Han Kang


La vegetariana


Adelphi




«È tutt'altro che un'opera ascetica: è un romanzo pieno di sesso ai limiti del consenziente, di atti di alimentazione forzata e purificazione – in altri termini di violenza sessuale e disordini alimentari, mai chiamati per nome nell'universo di Han Kang ... Il racconto di Han Kang non è un monito per l'onnivoro, e quello di Yeong-hye verso il vegetarianesimo non è un viaggio felice. Astenersi dal mangiare esseri viventi non conduce all'illuminazione. Via via che Yeong-hye si spegne, l'autrice, come una vera divinità, ci lascia a interrogarci su cosa sia meglio, che la protagonista viva o muoia. E da questa domanda ne nasce un'altra, la domanda ultima che non vogliamo davvero affrontare: “Perché, è così terribile morire?”». 

«THE NEW YORK TIMES» 




Recensione di Piergiorgio Vigliani. 


Pur avendo vinto un premio di assoluto rilievo come il Man Booker International Prize e ora il Premio Nobel 2024 per la Letteratura, questo romanzo non mi ha del tutto convinto . 

Nonostante le lodi sperticate della critica internazionale, non sono riuscito ad appassionarmi alla vicenda: anzi, se devo dirla tutta, l’ho trovato piuttosto velleitario e confuso nel messaggio che intende trasmettere.


La protagonista, Yeong-hye, moglie e figlia modello, inizia a cambiare dopo aver fatto un sogno: il rifiuto di mangiare carne non è che la punta dell’iceberg di un mutamento interiore radicato e profondo, che sconvolgerà la sua esistenza e quella dei suoi famigliari. A poco a poco, dentro di lei, avverrà una sorta di metamorfosi – come possiamo osservare attraverso i tre lunghi capitoli in cui è articolata l’opera – che la trascinerà in un percorso distruttivo, senza via di uscita. 

Il motivo di questo comportamento, maniacale ed ossessivo, potrebbe avere origine dal rifiuto delle regole di convivenza civile da parte della protagonista: costretta per anni ad agire secondo i dettami imposti dalla società, riesce a liberarsi dalle pastoie che la tengono imprigionata rinunciando a se stessa, alla propria vita. 

Anche se risulta molto interessante la scelta di far raccontare la vicenda, nella sua evoluzione, da tre diversi punti di vista - quello del marito, del cognato e della sorella della protagonista - gli sviluppi narrativi destano qualche perplessità. A volte non si capisce davvero dove l’autrice voglia andare a parare e così, raramente, si riscontrano la coerenza e la delicatezza necessarie per trattare un tema socialmente importante come la caduta di un essere umano nella follia. Inoltre, il comportamento dei personaggi non è per niente plausibile e, molto spesso, il senso del ridicolo rischia di prevalere sulla reale partecipazione emotiva alle vicende della povera Yeong-hye. 

La scrittura è di routine, senza particolari guizzi, e, per un romanzo con quelle premesse, mi aspettavo sicuramente qualcosa di più. 


Consigliato a chi: vuole cimentarsi con una storia diversa dal solito e fare la conoscenza di una letteratura poco nota come quella coreana. 


Voto: 6/10





L’autrice: 



Figlia dello scrittore Han Seung-won, è nata a Gwangju il 27 novembre 1970. Dopo gli studi all'Università Yonsei di Seul (letteratura coreana), esordisce con una raccolta poetica nel 1993. L'anno successivo esce il suo primo romanzo al quale ne seguiranno altri cinque. Dal 2013 insegna scrittura creativa al Seoul Institute of the Arts. 

Nel 2016 La vegetariana, storia di una donna che decide di smettere di mangiare carne in una società che non approva tale scelta, viene premiato con il Man Booker International Prize. Nel 2017 vince il Premio Malaparte per il libro Atti umani. 

Il 25 maggio 2019 ha consegnato un suo manoscritto inedito intitolato Dear Son, My Beloved alla Biblioteca del futuro, un progetto artistico culturale ideato da Katie Paterson. Così come le altre opere di questa biblioteca anche il libro di Han verrà pubblicato e reso disponibile solo nel 2114, cento anni dopo l'avvio dell'iniziativa. 

Il 10 ottobre 2024 viene insignita del Premio Nobel per la letteratura, con la seguente motivazione: "per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana", divenendo il primo rappresentante del suo Paese a vincere un Nobel in questa categoria. (Fonte Wikipedia).

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