Gu Byeong-mo Artiglio Traduzione di Lia Iovenitti Mondadori Editore Mi ci sono voluti giorni per mettere insieme le mie impressioni su “Artiglio” di Gu Byeong-mo, autrice sudcoreana molto nota in patria, in una forma che potesse essere quanto più coerente possibile poiché quello di Gu non è un romanzo thriller dalla struttura classica – né, per la verità, dal “sapore” occidentale. È a una scena, a un’immagine, infatti, che, come raccontato da Gu Byeong-mo in un’intervista rilasciata a una rivista trimestrale letteraria dedicata alla letteratura coreana – Korean Literature Now–, si può ricondurre la nascita di “Artiglio” e non, al contrario, a una storia o a un messaggio centrale intorno a cui, a mano a mano, l’opera abbia preso corpo: «Quando scrivo, non è tanto il fatto che ho una storia che voglio raccontare o un messaggio specifico, ma piuttosto ci sono certe scene o immagini che voglio mostrare al lettore. […] In Pagwa [titolo originale dell’opera, che rimanda a un gioco di parole
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