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Edgar Allan Poe Racconti fantastici e grotteschi (“Tales of the Grotesque and Arabesque”, 1840) Newton Compton Editore Recensione di Carlo Crescitelli. Conoscete davvero Edgar Allan Poe?  Se le vostre letture si sono fermate ai magnifici versi de “Il Corvo”, o ai suoi meravigliosi “Racconti del Terrore”, beh allora credetemi, probabilmente non lo conoscete ancora a fondo.  Meglio se per caso avete avuto tra le mani anche “Le avventure di Arthur Gordon Pym”, ma di nuovo vi dico: non è neppure questo sorprendente romanzo quello che vi apre le porte dell’uomo e della sua anima.  Per entrare in profondità nel mondo di Poe, dovete leggere la sua prima raccolta. Quella sulla quale, folgorati come siamo dalla statura dei suoi immortali capolavori, pochi di noi vanno oggi a soffermare la loro attenzione: parlo de i “Racconti fantastici e grotteschi”.  Si tratta di una sorta di strana e a tratti esilarante miscellanea, a prima vista assai eterogenea e incongrua, fatta di storie di fantasia,
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Han Kang La vegetariana Adelphi «È tutt'altro che un'opera ascetica: è un romanzo pieno di sesso ai limiti del consenziente, di atti di alimentazione forzata e purificazione – in altri termini di violenza sessuale e disordini alimentari, mai chiamati per nome nell'universo di Han Kang ... Il racconto di Han Kang non è un monito per l'onnivoro, e quello di Yeong-hye verso il vegetarianesimo non è un viaggio felice. Astenersi dal mangiare esseri viventi non conduce all'illuminazione. Via via che Yeong-hye si spegne, l'autrice, come una vera divinità, ci lascia a interrogarci su cosa sia meglio, che la protagonista viva o muoia. E da questa domanda ne nasce un'altra, la domanda ultima che non vogliamo davvero affrontare: “Perché, è così terribile morire?”».  «THE NEW YORK TIMES»  Recensione di Piergiorgio Vigliani.  Pur avendo vinto un premio di assoluto rilievo come il Man Booker International Prize e ora il Premio Nobel 2024 per la Letteratura, questo roma
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Giuliana Iaschi Un orto botanico e due cimiteri Le Lettere Scarlatte Edizioni Recensione di Roberto Maestri. Possono dei racconti noir essere considerati lievi e al tempo stesso densi di ironia? Evidentemente lo possono, e prova ne è che i racconti contenuti nella raccolta Un orto botanico e due cimiteri di Giuliana Iaschi, edita da Le Lettere Scarlatte, sono esattamente questo: un mix di inquietudine e ironia, di quell’humor nero che fa abbozzare un sorriso anche nelle situazioni più tragiche, dove morte e mistero si accompagnano a una dose di imprevedibilità condita da un pizzico di destino beffardo che scaturisce dalle storie qui raccontate e ambientate in una Trieste popolare immediatamente riconoscibile. L’autrice infatti coglie, da Triestina autentica, lo spirito canzonatorio tipico della sua città, quel modo di prendere tutto alla leggera, anche nelle situazioni più difficili, una maniera per uscire dai disastri della vita con un’alzata di spalle e un sorriso sulle labbra, come
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Sotirios Pastakas Isola di Chios Disegni di Marco Vecchio Multimedia Edizioni Recensione di Roberto Maestri. Tanto più la poesia scarseggia, tanto più si moltiplicano i poeti. Quanto più difficile diventa l’amore tanto più facilmente vengono fuori i sentimentali, gli amanti di professione e gli innamorati. C’è molto amore nei versi di Sotirios Pastakas ma c’è anche molto dolore: il dolore per la mancanza, per il rimpianto e per l’oblio. La salvezza è forse nel disincanto e nell’ironia, come lui stesso ammette, quell’ironia salvifica che fa superare qualunque avversità che la vita pone davanti, un modo per affrontare i guasti di un’esistenza complessa ma al tempo stesso intensa, come intense sono le poesie qui raccolte, frammenti di pensiero, riflessioni sul tempo, sull’amore, sulla gelosia, sulla vita, su ciò che era e non sarà e su ciò che potrà essere da qui in avanti. Sotirios Pastakas ci conduce per mano nel suo mondo interiore che forse non è troppo dissimile dal quello di ciasc
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Guido Ceronetti  Messia  Edizioni Adelphi, 2017  Recensione di Roberto Maestri. Un piccolo saggio sull’attesa, analizzata con le parole della letteratura, della poesia, della religione e della filosofia; l’attesa vissuta come condizione umana di quell’elemento salvifico che non necessariamente è identificato con il Salvatore della tradizione giudaico cristiana ma altrettanto presente in diverse culture e religioni. Anche per questo, nonostante le apparenze, non è un libro religioso in senso teologico, è più un antologia di testi brevi e frammenti raccolti dall’autore il quale ammette fra l’altro, di non percepire il tema con particolare calore, sono parole sue, ma di sentirlo comunque centrale e sigillato come l’ombelico, dal momento che, sempre a suo dire, si è nel messianico finché si è nell’umano. Autori come Dostoevskij, Buber, Kafka, Rimbaud, Eraclito o Isaia e lo stesso Ceronetti con i versi di alcune sue poesie, tracciano il sentiero dell’attesa solcando le pagine di parole vol
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Giuliano Fontanella  L’inquieto vivere Le indagini dell’investigatore Diego Spada Santelli Editore 2024 Recensione a cura di Carlo Crescitelli Diego Spada è un investigatore privato di quelli simpatici: bello, affascinante, colto, spregiudicato il giusto, ama come è naturale il buon cibo e le donne belle e intriganti, e ama in genere godersi la vita per quel che la vita gli concede.  Anche se in verità non è che la vita poi gli conceda o gli abbia concesso molto, visto che Spada sembra possedere una sorta di sesto senso per infilarsi nei guai oltre il previsto. E anche il suo passato non è mai stato sereno, costellato com’è di drammi antichi e recenti.  Ma forse è proprio tutto questo a farcelo sentire subito vicino: il fatto che non sia tanto un vincente quanto piuttosto un combattente, che trova nel suo problematico vissuto e nel suo difficile quotidiano l’energia necessaria ad affrontare le sue movimentate giornate con spirito positivo e risolutivo.  In un panorama editoriale
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Cinzia Coppola Rêveries Delta 3 Edizioni 2023 Recensione di Carlo Crescitelli. Amo  il tè con i biscotti  quando fuori fa freddo  (. . .)  amo le nuvole  e chi domanda: che cosa sono le nuvole?  (. . .)  la coperta di lana  i cappelli e i cappotti  me. Cinzia Coppola compone i suoi versi un po’ come se parlasse a degli amici: con leggerezza, complicità, allegria, leggiadria. Che ce ne facciamo di un amore pensato?  A che serve?  Non si può dire: eccolo!  Non si può andarci a fare la spesa.  (. . .)  Non puoi scriverne vere poesie.  Non ti crederà nessuno  che esiste. Lo stesso approccio che riserva ai suoi studenti, quando a loro in poesia si rivolge. Aprite il libro a pagina...  Federico II  gli avverbi  il testo narrativo.  (. . .)  Cosa resterà di noi?  Noi insieme! E proprio questa veste di disincanto è la chiave per comprendere la sua poetica: che è fatta di tante piccole cose che, se le intendi bene, alludono e rimandano alle grandi. È per quello che non ti stanchi di legger