Georges Simenon

IL CLAN DEI MAHÉ

Titolo originale: Le cercle des Mahé. Traduzione di Laura Frausin Guarino

Adelphi Editore.



Aveva la fronte corrugata, le labbra increspate, e forse, come un ragazzino concentrato sui libri, la punta della lingua fuori... Spiava Gène con aria sorniona sforzandosi di imitarne il più esattamente possibile ogni gesto.

Niente da fare: c’era qualcosa che non andava, visti i risultati. Era abbastanza onesto con se stesso da rendersene conto, e abbastanza ostinato da frenare la propria impazienza. Lasciava penzolare la mano fuori dalla barca, proprio come faceva Gène, e ugualmente rilassata: che dovesse essere tutt’altro che rigida lo aveva capito subito. Solo l’indice era un po’ rialzato per reggere la lenza di canapa che la gente del posto chiamava bolentino.

Ma il problema non era la lenza: quella di Gène e la sua erano identiche. Poco prima Gène, che senza mai guardarlo indovinava ogni suo pensiero, aveva suggerito:

«Venga qui... Prenda il mio posto e la mia lenza... Magari le andrà un po’ meglio...».

...

Perché mai il dottor Mahé continuasse a trascinare l’intera famiglia a Porquerolles nessuno riusciva a capirlo. Sin dalla prima volta che ci avevano messo piede sua moglie si era lamentata del caldo, delle zanzare e della cucina meridionale che le rovinava lo stomaco. E lui stesso si era sentito fuori posto in quell’isola dove tutto gli era ostile, dal cielo di un azzurro troppo intenso agli abitanti, ai pesci che non era capace di prendere. Eppure, in quel «caos indicibile», che come il fondo marino gli causava una sorta di vertigine, aveva scelto di tornare una seconda volta. E poi una terza. Forse perché era ossessionato da un’immagine: quella di una ragazzina vestita di rosso, alla quale non aveva mai rivolto la parola, che «non era una donna, e neppure un corpo», ma «la negazione di tutto quello che era stata la sua vita» – il paesino della Vandea in cui tanti, troppi, portavano il suo stesso cognome, la casa di pietra grigia con le siepi di bosso tagliate in modo maniacale, la madre che gli preparava ancora la biancheria pulita e che gli aveva scelto persino la moglie... E forse perché sapeva che Porquerolles sarebbe stata il suo destino, un destino a cui, al pari di molti degli eroi simenoniani, anche lui non poteva che andare incontro con allucinata e implacabile determinazione.




Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989) è stato uno scrittore belga di lingua francese, autore di numerosi romanzi.

Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l'Index Translationum, un database dell'UNESCO che raccoglie tutti i titoli tradotti nei Paesi membri, Georges Simenon è il diciassettesimo autore più tradotto di sempre, il terzo di lingua francese dopo Jules Verne e Alexandre Dumas (padre).

Nonostante la sua opera abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare al romanzo d'appendice passando dal noir e dal romanzo psicologico, Simenon è noto soprattutto per essere l'ideatore del commissario Maigret, protagonista di racconti e romanzi polizieschi.





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