Paolo Rumiz
Canto per Europa
Giangiacomo Feltrinelli Editore
"In una notte nitida di ottobre il comandante Lebris dal veliero Surprise battente bandiera francese
vide, al largo del golfo di Palermo, una vela color rosso mattone tagliare il mare in due come una lama, rotta a nord-est, obliqua, di bolina.
Puntò il binocolo. Sembrava vuota ma con superba inerzia scivolava sulle onde di zinco in controluce, con vento di Grecale a venti nodi e le ali di neve dei gabbiani che incoronavano l’aria turchina.
Aprendo l’acqua, la barca tracciava un baffo bianco, rotondo, perfetto, come spuma di birra sui mustacchi di un granatiere prussiano a riposo.
Era una vela del Mare del Nord, legno massiccio, più vecchio di un secolo, occhi dipinti a prua come le navi dei Greci a Salamina. Un armo aurico di grande velatura e strane corna fissate alla cervice del bompresso.
Sulla crocetta, una blusa di donna di un nero piratesco, sbrindellata, e a poppa una bandiera con le stelle."
...
“Una cintura di costellazioni ornava le murate della barca come segno d’augurio per il viaggio.” Una giovane siriana, profuga di guerra, fugge sulla barca a vela di quattro uomini assetati di miti. La ragazza si chiama Evropa. Da quel momento la leggenda della principessa fenicia rapita sulla costa del Libano da Giove trasformatosi in toro si intreccia con gli eventi del Mediterraneo di oggi: emigrazioni, secessioni, conflitti, turismo di massa. Ingravidata in sogno dal re degli dèi, la ragazza riesce a sbarcare in Italia dopo infinite avventure e a dare il suo nome alla Terra del Tramonto, che però non riconosce in una figlia dell’Asia la Grande Capostipite. Dopo il suo drammatico sbarco, Petros, il capitano, continuerà a viaggiare da solo senza più attraccare in nessun porto. Clandestino anche lui, ma libero, fino alla sua misteriosa scomparsa. Paolo Rumiz scrive un poema che ricorda le sonorità de La cotogna di Istanbul, ma al tempo stesso, nel richiamare il mito della fondazione del nostro continente, si interroga sulle sue origini, sui suoi valori, sui suoi strappi e sulle sue lacerazioni: in un dittico ideale con Il filo infinito.
Paolo Rumiz (Trieste, 20 dicembre 1947) è un giornalista, scrittore e viaggiatore italiano. Inviato speciale del Piccolo di Trieste, si candidò senza successo nel capoluogo giuliano per L'Ulivo alla Camera dei Deputati nel 1996.
In seguito divenne editorialista di la Repubblica.
Dal 1986 si è occupato degli eventi dell'area balcanica e danubiana; negli anni Novanta, durante la dissoluzione della Jugoslavia, fu corrispondente in Croazia e Bosnia-Erzegovina.
Nel novembre 2001 fu inviato ad Islamabad, e successivamente a Kabul, per documentare l'attacco degli Stati Uniti d'America all'Afghanistan talebano.
Molti dei suoi reportage narrano i viaggi compiuti, sia per lavoro che per diletto, attraverso l'Italia e l'Europa.
Nell'estate '98 pedala in bicicletta da Trieste a Vienna, in compagnia del figlio Michele; in seguito pubblica il reportage Dove andiamo stando?, su Diario, nell'autunno 1998.
Nella primavera '99 esplorò le regioni della costa adriatica italiana in automobile, da Gorizia al Salento, pubblicando poi il reportage Capolinea Bisanzio, su Repubblica; nell'inverno '99 percorse in treno la tratta Trieste-Kiev (L'uomo davanti a me è un ruteno, pubblicato sul Piccolo nello stesso anno); nella primavera 2000 si imbarcò sul Danubio a Budapest per arrivare al confine tra Serbia e Romania (Ljubo è un battelliere, inserito in È oriente del 2003); nell'inverno 2000, ancora in treno, da Berlino a Istanbul (Chiamiamolo Oriente, pubblicato su Repubblica); nella primavera 2001 girò il Nord-Est in bicicletta, da Trieste al Gavia (Il frico e la jota, inserito in È oriente del 2003).
Da qualche anno fa un viaggio ogni estate, in agosto, raccontandolo di giorno in giorno, suRepubblica.
Con Feltrinelli ha pubblicato La secessione leggera (2001), Tre uomini in bicicletta (con Francesco Altan; 2002), È Oriente (2003), La leggenda dei monti naviganti (2007), Annibale (2008), L’Italia in seconda classe. Con i disegni di Altan e una Premessa del misterioso 740 (2009), La cotogna di Istanbul (2010, nuova edizione 2015; Audiolibri “Emons-Feltrinelli”, 2011), Il bene ostinato (2011), la riedizione di Maschere per un massacro. Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia(2011), A piedi (2012), Trans Europa Express (2012), Morimondo (2013), Come cavalli che dormono in piedi(2014), Il Ciclope (2015), Appia (con Riccardo Carnovalini; 2016), Il filo infinito. Viaggio alle radici d'Europa(2019), Il veliero sul tetto. Appunti per una clausura (2020) e, nella collana digitale Zoom, La Padania (2011), Maledetta Cina (2012), Il cappottone di Antonio Pitacco (2013), Ombre sulla corrente (2014), Gulaschkanone(2017).
Commenti
Posta un commento