H.G. Wells
Il rimedio miracoloso
Fazi Editore
Partiamo da due semplici constatazioni:
1) H.G. Wells è un Grande (la G maiuscola è d'obbligo) della letteratura mondiale;
2) Questo libro è un "pacco" totale.
Come si conciliano tra loro questi due antitetici punti di vista?
Molto semplice. Wells è stato sicuramente un genio della fantascienza, autore di opere meravigliose che ancora oggi si leggono con gusto e con trasporto: citiamo, a mero titolo di esempio, La macchina del tempo, L'uomo invisibile e La guerra dei mondi. Il romanzo sociale, però, non è affatto cosa sua: in questo libro finisce con lo scimmiottare Charles Dickens in maniera tutt'altro che apprezzabile, riuscendo nella difficile impresa di annoiare anche il più ben disposto dei lettori.
George Ponderevo, il protagonista, è il figlio della governante di un'antica casa di campagna. Ad un certo punto della sua adolescenza, viene mandato a Wimblehurst per farsi le ossa come apprendista dello zio Edward: un uomo ingegnoso e ricco di smodata ambizione. Successivamente approderà a Londra, dove assisterà alla svolta imprenditoriale dello zio, che ha lanciato sul mercato la "Tono-Bungay": un dozzinale intruglio spacciato come ricostituente che sarà il punto di partenza per la creazione di un notevole impero finanziario. La storia del "rimedio miracoloso" si intreccerà con quella personale di George; assisteremo così al suo disastroso matrimonio, alla sua turbolenta vita sentimentale ed alle sue esperienze di progettista di azzardati aerostati e deltaplani.
Niente da dire sulla scrittura di Wells: elegante, ricercata, a tratti avvolgente. Il romanzo però non funziona per niente. Nonostante l'idea di partenza - quella di raccontare la società britannica di inizio novecento attraverso una vicenda di ascesa e caduta - sia davvero encomiabile, la narrazione si impantana ben presto in una palude tediosa e soporifera. La volontà dell'autore, si capisce sin da subito, sarebbe quella di raccontare l'evoluzione di un mondo illusorio, in cui non esistono certezze; purtroppo, Wells non riesce a trasfondere sulla pagina scritta il suo intento e gira a vuoto per pagine e pagine perdendo spesso la bussola. Inoltre - e questo è il peccato più grande per colui che è stato un mago della letteratura di evasione - non riesce per nulla ad appassionare il suo pubblico: ne scaturisce un libro bolso, arduo, appesantito... quel tipo di opera in grado di causare il classico "blocco del lettore".
Sembra che H.G. Wells abbia definito questo romanzo come il suo più riuscito... dopo averlo letto, in tutta franchezza, fatico a crederlo.
Consigliato a: coloro che amano il "romanzo sociale" alla Dickens ed a chi si appassiona per le vicende ambientate nell'Inghilterra di inizio Novecento.
Recensione di Piergiorgio Vigliani.
H.G. Wells (Bromley, Kent, 1866 - Londra 1946). Autore munifico, W. scrisse più di cento libri. Le sue opere composte dopo la prima, e ancor più quelle durante la seconda guerra mondiale, sono dominate dal pessimismo, e l'argomento politico e sociologico soffoca le notevoli doti di romanziere.
Di condizioni modeste, fu commesso di negozi; a 16 anni alla Midhurst grammar school, entrò poi al Royal college of sciences a South Kensington. Laureatosi in scienze nell'univ. di Londra (1888), insegnò per alcuni anni e nel 1893 si volse al giornalismo. Esordì con narrazioni a base scientifica, genere in cui W. fu uno dei migliori e tra i primi scrittori inglesi: The time machine (1895); The island of doctor Moreau(1896); The invisible man (1897); The war of the worlds (1898); The first men in the moon(1901). Contemporaneamente cominciò un gruppo di romanzi a sfondo autobiografico e di carattere realistico (The wheels of chance, 1896; Love and Mr. Lewisham, 1900; Kipps, 1905; Tono Bungay, 1909; The history of Mr. Polly, 1910; Bealby, 1915), in cui rivelò un felice senso umoristico nell'analisi di ambienti e di personaggi della classe media. Ma i problemi sociologici e politici attrassero sempre di più W., che nel 1903 entrò nella Fabian Society, da cui si separò nel 1906 per divergenze di metodi. Questi interessi trovarono espressione in numerose opere, per lo più romanzi a tesi dove i personaggi sono appena delineati: Mankind in the making (1903); The new Machiavelli (1911); The war that will end war (1914); The peace of the world (1915); The research magnificent (1915); Mr. Britling sees it through (1916). Si ricordano ancora la trilogia Outline of history (1920), che traccia lo sviluppo dell'uomo dalla creazione all'epoca moderna, The science of life (1929), in collab. con J. Huxley, The work, wealth and happiness of mankind (1932), ed Experiment in autobiography (1934). (Fonte Treccani.it)
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