Corrado Zoli 


La guerra Turco - Bulgara 


Liber Liber




Buonasera!!!! Echi di maltempo e rombi di tuono riempiono il cielo di assordante rumore, come fumose batterie di artiglieria che squarciano l'aria alla ricerca affannosa del loro ignaro obbiettivo. 

CORRADO ZOLI - LA GUERRA TURCO - BULGARA 

La guerra sanità del mondo... Qualcuno la definiva così e la invocava costantemente come se fosse l'unica vera panacea di tutti i mali di questa terra e non capiva che invece è proprio quella l'origine di ogni guaio. 

Corrado Zoli ci porta indietro nel tempo a visitare i campi di battaglia della Prima Guerra Balcanica che ha visto coinvolti i paesi di quella martoriata area d'Europa che ancora non si erano liberati dal giogo dell'Impero Ottomano al quale sottostavano da secoli. 

Nel 1912 le condizioni erano favorevoli vista l'estrema debolezza del gigante turco che stava lentamente tirando le cuoia. 

Montenegro, Serbia, Bulgaria e successivamente la Grecia decisero che era tempo di tentare il colpo gobbo e giocarsi il tutto per tutto, e alla fine ne hanno avuto ragione anche se c'è voluta una seconda campagna per giungere al risultato finale. 

Questo è il prologo poi il libro si concentra sulla parte che riguarda strettamente la Bulgaria e il suo antagonista asiatico e su come si è svolta tutta la storia fino all'armistizio. 

Battaglie, movimenti, errori, successi, strategie, armamenti e molti numeri.... Cioè tutto ciò che concerne una guerra di inizio '900 che risente ancora moltissimo delle tattiche napoleoniche e che ha come unica concessione alla modernità la guerra franco-prussiana del 1870. 

È comunque una guerra di movimento e di grandi eserciti (in campo ci sono più di 300 mila soldati) ma molta strada è ancora da fare anche se l'orgia di sangue del 1914 è dietro l'angolo della storia. 

Un libro molto veloce da leggere e interessante perché permette di conoscere eventi che di solito sono considerati marginali poiché avvenuti in uno scacchiere minore per i nostri interessi diretti anche se da quelle battaglie ne trarremo beneficio anche noi visto che in seguito al disfacimento della Sublime Porta otterremo il Dodecanneso e la Libia. 

Una piccola lacuna storica che sono contento di essermi levato. 

Interessante un passaggio polemico dell'autore legato alle fake news che circolavano anche allora : Zoli invoca il silenzio dei corrispondenti di guerra in favore di una informazione governata esclusivamente dagli Stati Maggiori proprio per non avere mille rivoli inutili e fuorvianti.... Quindi approva in toto il controllo sistematico delle news da parte degli organi ufficiali contro la stampa indipendente che sembra fare solo danni. 

È una querelle che non finirà mai! 





Corrado Zoli nacque a Palermo il 3 gennaio 1877. 

Nonostante la scarsa scolarizzazione fu uomo politico attivo e, nel suo campo, preparato. A soli quattordici anni abbandonò la casa paterna per andare a combattere in Grecia e poi al Tonchino. 

Prima della guerra fu attivo nell’ambito dei movimenti repubblicani e del movimento sindacale romagnolo, vincendo un concorso per pubblicisti, organizzatori, propagandisti, amministratori organizzato appunto nell’ambito sindacale. 

Fu corrispondente per “La Stampa” – diretta da Alfredo Frassati – tenendo il ruolo di consulente militare del direttore durante la guerra, all’inizio della quale Zoli venne nominato ufficiale; e successivamente per “Il Secolo”. Partecipò alla spedizione e occupazione nel Fezzan e a testimonianza di questo fatto restano alcune fotografie. Esplorò in quei frangenti il Sahara. 

Durante la guerra di Libia, appare in alcune fotografie scattate dal corrispondente di guerra francese Gaston Chérau, che cita anche il suo collega nelle lettere scambiate con la moglie. 

Partecipò all’Impresa di Fiume organizzata da Gabriele D’Annunzio, e in conseguenza di questo fu nominato rettore degli affari esteri durante Reggenza italiana del Carnaro. 

Nell’ambito delle sue collaborazioni giornalistiche va ricordato il suo studio e descrizione della battaglia di Adua pubblicato nel numero di aprile-maggio 1923 della “Rivista Coloniale”. Con questo studio, che suscitò il commosso encomio del generale Gherardo Pantano, che in quella battaglia era tenente dei bersaglieri e fu preso prigioniero dagli etiopi, abbozzò un’opera di “riabilitazione” italiana in quella rovinosa disfatta militare. 

Fu poi nominato nel 1923 alto commissario per l’Oltregiuba (anche se l’Inghilterra ratificò solo il 7 maggio 1925, a causa di ragioni diplomatiche, la cessione all’Italia di quel territorio povero e dilaniato da conflitti tra clan. La cessione rientrava ancora nel complesso giro di “compensazioni” susseguente all’esito della prima guerra mondiale); la colonia fu poi annessa ai territori della Somalia italiana il 30 giugno 1926. 

Zoli si fece carico dell’eredità non facile lasciata dagli inglesi che avevano ceduto quel territorio all’Italia, generando tra l’altro situazioni di ulteriore tensione tra Somalia e Eritrea. Alcuni autori parlano di “nascita a nuova vita” della colonia e dei suoi centri più popolosi durante il commissariato di Zoli. Mantenne la carica fino al termine del 1926, con dispositivo del regio decreto del 31 agosto, per i servizi di carattere politico amministrativo inerenti al passaggio dell’Oltregiuba sotto la giurisdizione del Governatore della Somalia. 

Durante il periodo del suo incarico si fece parte diligente per supportare la spedizione scientifica guidata dall’astronomo triestino Guido Horn-D’Arturo che aveva scelto l’Oltregiuba per studiare alcuni fenomeni – in particolare quello delle cosiddette ombre volanti – durante l’eclissi totale di sole del 1926. Fornì quindi, convinto dell’utilità a livello propagandistico, materiale logistico, acqua e viveri e protezione per la spedizione. 

Nel suo libro Nel Fezzan. Note e impressioni di viaggio, inserì 21 fotografie scattate e consegnategli dal generale Antonio Miani, senza riconoscergliene la paternità, cosa che generò forti attriti con il generale, con il quale in passato aveva stretto amicizia nel periodo in cui, come giornalista inviato speciale del “Secolo”, aveva seguito le vicende delle rivolte nel Fezzan appena conquistato dall’allora colonnello Miani e già insidiato dai “ribelli”libici. Miani, pur non ricoprendo più alcun incarico militare, era tuttavia ricordato per il suo impegno nelle guerre di Eritrea e di Abissinia. Egli cercò di opporsi, senza esito, alla pubblicazione del libro con le sue fotografie e le sue note personali ad esse annesse, che ingenuamente aveva prestato al giornalista-governatore. 

Tra il 1928 e il 1938 fu governatore della colonia Eritrea e durante questo governatorato non poche furono le tensioni con il Ministro plenipotenziario Giuliano Cora – e indirettamente con lo stesso Mussolini –, fautore di una penetrazione e conquista pacifica che aveva condotto al trattato Italo-Etiope di Addis-Abeba. In questa fase fu certamente fautore della ripugnante visione colonialista che animava il periodo, descrivendo quindi come spregevole in ogni suo aspetto la cultura etiope. Per Zoli l’Etiopia, che era divenuto un paese “cristiano”, aveva operato la conversione per convenienza, senza comprendere i veri principi cristiani ed era rimasta “primitiva”. Secondo Zoli i preti copti sono tutti ignoranti e corrotti. 

In seguito, dal 1933 al 1943, fu presidente della Società geografica italiana. 

Durante la seconda guerra mondiale si fece promotore di numerose spedizioni nei territori occupati dall’Italia in Africa, soprattutto in Fezzan. 

Autore di numerosi libri di spedizioni e storia militare, ha anche descritto per la “Nuova Antologia” le vicende in Africa Orientale Italiana tra il 1935 e il 1937, poi raccolte in volume, e partecipato, con un proprio saggio di geografia politica, unitamente a quelli di Roberto Almagià, Giotto Dainelli e Attilio Mori, alla pubblicazione l’Africa orientale (1935) della Società geografica italiana. 

Morì a Roma l’8 dicembre 1951 

Fonti: 
L. Frassati, Un uomo un giornale. Roma 1979. 
A. Del Boca, La disfatta di Gasr bu Hàdi : il colonnello Miani e il più grande disastro dell’Italia coloniale. Milano, 2004. 
AA.VV., Storia di Cesena. Rimini 1982. 
A. Del Boca, La nostra Africa. Vicenza 2003. 
A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Milano, 1992. 
Bollettino Ufficiale legislazione e disposizioni ufficiali, settembre-ottobre 1926 n. 9-10. 
A. Randazzo, L’Africa e il duce : i crimini fascisti in Africa. Varese 2008. 

Note biografiche a cura di Paolo Alberti (Fonte liberliber.it)

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