Le interviste di Clarisse
Eireann Leah Reid
Witch Hunters – Esilio
A cura di Fabiana Redivo.
Terzo classificato al Trofeo Cittadella 2025 è il romanzo Witch Hunters – Esilio di Eireann Leah Reid. Un romanzo davvero intrigante, con personaggi affascinanti e un tema di fondo molto interessante. Interessante anche il fatto che sull’autrice non sono riuscita a scovare in rete notizie di alcun genere. In pratica la figura di Eireann è avvolta dal mistero, esattamente come quella di Ann Castleville, la protagonista di Witch Hunters. Però esiste, potete esserne certi, perché l’ho incontrata di persona a Fiuggi durante la cerimonia di premiazione del Trofeo Cittadella. A questo punto non mi rimane che chiederle cosa è disposta a raccontare di sé.
Chi è Eireann Leah Reid e come nasce il suo amore per la scrittura?
Una Strega. Sadica, aggiungerebbero i miei personaggi. Ovvietà a parte, sono una semplice autrice (maniaca del controllo N.d.A) che ama perdersi in ciò che scrive. L’amore per la scrittura è nato in tenera età, intorno ai 7 anni, complice un carattere sognatore, timido e riservato. Non sono mai stata una persona molto sociale, ho pochissimi amici e per me è sempre stato più facile esprimermi attraverso un foglio di carta che verbalmente. Così, negli anni, ho finito per attrarre un discreto numero di personaggi bizzarri che vedevano in me la possibilità di poter raccontare la loro storia. Gli Witch Hunters, per esempio, sono con me da più di 11 anni…Ti lascio immaginare cosa significhi avere a che fare con uno come Sir Arthur da così tanto tempo!
Il tuo romanzo è ricco di colpi di scena e trasuda magia. Eppure il tema dominante è la famiglia intesa nel senso più ampio della parola. I legami famigliari, anche quelli che affondano nel passato, sono fondamentali. È stato casuale, nel senso che è affiorato durante la progettazione della storia, o è stata una scelta precisa?
“Il caso non esiste”disse una volta un vecchio e saggio maestro tartaruga. E io sono sempre stataconvinta della veridicità di queste parole. Famiglia non è solo legami di sangue, è soprattutto amore, condivisione, complicità, ma anche screzi generazionali, incomprensioni, conflitti e difficoltà affrontate insieme. I Reed, così come i Castleville, non sono famiglie perfette, quelle“del Mulino Bianco”, per capirsi, ma sono unite è questo che fa la differenza. Inoltre questa caratterizzazione, in particolar modo la combo madre/figli viene sviscerata ancora di più in Redenzione (dove, attraverso nuovi personaggi, verranno svelati altri legami famigliari).
Sei affascinata solo dalla mitologia irlandese o ci sono altre tradizioni che vorresti esplorare una volte terminata questa saga?
L’Irlanda è la mia culla ancestrale e tutto ciò che ha a che fare con essa e con la cultura celtica, mi ha sempre affascinata e sempre mi affascinerà. Una volta terminata questa saga, mi piacerebbe approfondire la mitologia nordica ma anche (e soprattutto) concentrarmi sulle leggende e misteri del territorio. Il folklore italiano è sottovalutato e la nostra bella penisola è ricca di creature, miti e leggende che vorrei approfondire.
Chiudo con la domanda di rito: progetti per il futuro?
Portare a termine la saga di Witch Hunters in primis. Non solo l’ultimo romanzo della trilogia, ma anche il numero non ancora ben definito di racconti lunghi a essa legata. Poi mi piacerebbe tornare a lavorare a un progetto da poco iniziato (al momento arenato) che esce un po’ dalla mia comfort zone (anche se il fattore soprannaturale la fa da padrone), una sorta di giallo investigativo piuttosto dark ambientato nella mia amata Verona. E, ultimo ma non ultimo, partecipare ancora a concorsi a tema fantasy. Per me avere anche solo la possibilità di farmi leggere da una giuria competente, può già definirsi una vittoria.
Grazie, Eireann, è stato davvero un piacere fare quattro chiacchiere con te. Quanto ad Ann Castleville, non vedo l’ora di leggere il resto della storia. E sono curiosa di sapere cosa combinerà Sir Arthur.
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