Carson McCullers
La ballata del caffè triste
Einaudi
"Il valore dunque e la qualità dell’amore vengono determinati unicamente da colui che ama. Per questo motivo si preferisce, nella maggioranza, amare più che essere amati. Quasi tutti vogliono amare. E la cruda verità è che per molti la condizione dell’essere amati riesce intollerabile. L’amato teme e odia colui che lo ama, e a ragione. Perché l’amante cerca sempre di mettere a nudo l’oggetto del proprio amore; e richiede ogni possibile genere di rapporto con l’amato, anche se l’esperienza gli porterà solo dolore."
Adoro i libri che mi fanno riflettere, che mi costringono a fare una pausa, alzare gli occhi e dire: "accidenti, è proprio così!"
Perché a volte il rancore è tanto e rischia di accecarci, perché la vita non va sempre esattamente come vogliamo noi, perché il dolore, in certi casi, è così forte e profondo che ti verrebbe voglia di chiuderti in casa, serrare porte e finestre, e non uscire mai più.
Sarebbe bello crearsi un personaggio e vivere una vita alternativa. Sarebbe meraviglioso scoprire, dopo tanto vagare, la via per raggiungere finalmente la pace, o cullarsi nella speranza che prima o poi qualcosa cambierà. Chi non vorrebbe tornare indietro e correggere qualche madornale errore?
Sette racconti che non lasciano indifferenti.
Per assurdo il racconto più lungo e che da nome alla raccolta è quello che, alla fine, mi è piaciuto di meno, ma sono tutti di una triste, malinconica e struggente bellezza. Carson McCullers ci mostra la profonda fragilità umana come solo una persona molto fragile puo fare.
Recensione di Sara Pisaneschi.
Carson McCullers, scrittrice americana, nata a Columbus, Ga., il 19 febbraio 1917, morta a Nyack (New York) il 29 settembre 1967. Inizialmente avviata agli studi musicali presso la Julliard School of Music, dovette poi abbandonarli per sopravvenute difficoltà economiche. Frequentò corsi serali di "letteratura creativa" presso le università di Columbia e di New York, svolgendo i lavori più vari. Nel 1937 sposò Reeves McCullers, da cui divorziò nel 1940 e che sposò di nuovo nel 1945, il quale morì suicida nel 1953 dopo aver sperimentato le angosce dell'alcoolismo e della droga. Afflitta da salute estremamente labile, che ne limitò anche le capacità produttive, la McC. trascorse i suoi ultimi anni immobilizzata. Ben nota in Europa, anche per le versioni cinematografiche di tre suoi romanzi (particolarmente note The member of the wedding, e The ballad of the Sad Cafè) la McC. fu in un primo tempo etichettata come scrittore sensazionalista e ascritta al cosiddetto "gotico del Sud".
Tema fisso delle sue opere è la solitudine, espressa in personaggi e situazioni grottesche, in amori contorti e abnormi di cui ella stessa tese a sottolineare gli aspetti più propriamente simbolici, a contrappunto di una realtà concepita e rappresentata drammaticamente e violentemente. Apprezzata da diversissimi tipi di letterati e artisti, da T. Capote a G. Green, da R. Wright a G. Vidal, la McC. è stata, forse non a torto, definita "scrittrice per scrittori".
Tra le sue opere: The heart is a lonely hunter, New York 1940 (trad. it., Milano 1948); Reflections in a golden eye, ivi 1941 (trad. it., Milano 1946); i già ricordati The member of the wedding, ivi 1946 (trad. it., Milano 1951); The ballad of the Sad Cafè, ivi 1951 (trad. it., Milano 1960); Clock without hands, ivi 1961 (trad. it., Milano 1962). Ha inoltre scritto le versioni teatrali di The member of the wedding e ha collaborato con E. Albee nella sceneggiatura di The ballad of the Sad Cafè; è anche autrice di un libretto per la musica di D. Diamond intitolato The twisted Trinity e presentato a Philadelphia nel 1946. (Fonte Treccani.it)
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