Emilio Salgari
I Robinson italiani
LiberLiber
Toh!!! Salgari!!! Chi non ha letto le storie di Sandokan e delle Tigri della Malesia alzi per favore la mano e poi si frusti intensamente con filo spinato, ortiche e rovi....e un po' di sale grosso!!
E poi rimediate immediatamente!!!
Il re del romanzo d'avventura scritto senza mai muoversi da casa!!! Eppure le sue ambientazioni sono veritiere fin nei minimi particolari e accuratissime, poi ci sta l'errore ma è dovuto alle mancanze delle conoscenze geografiche della sua epoca non certo perchè non si è documentato.
E così Liber Liber ci regala un'altro volume gratuito ma non ci svela il grande mistero legato al nostro amico veronese: "l'accento sul suo nome.... dove diavolo va' messo???"
Ma mentre noi ci dibattiamo su questo mistero grammatico lui non aveva certamente problemi di traffico e, soprattutto, non lo avevano i protagonisti dei suoi romanzi che al massimo dovevano schivare qualche ingorgo di pallettoni o di tigri affamate ma niente scooter o camion....nella jungla non sarebbero molto chic!
Questo libro ci porta tra le sperdute isole del sud est asiatico, più o meno ai margini della Papuasia, con una nave che ha il sapore di casa: la Liguria, che però dopo un paio di capitoli affonda per i "manezzi" (dialetto genovese....in italiano "magheggi") di un paio di sordidi maltesi che fanno saltare le polveri della Santa Barbara e fuggono con l'ultima scialuppa. Il veliero salta per l'aria in mezzo al mare e si porta a fondo la maggior parte dell'equipaggio tranne i quattro protagonisti del libro: un genovese, un napoletano, un mozzo chiamato Piccolo Tonno e un prodigioso uomo di nome Emilio Albani che sarà alla base della loro salvezza.
I naufraghi si ritrovano sbattuti dalle onde sulla spiaggia di un'isola tropicale sconosciuta, lontani dalle rotte principali in acque che sono soventemente infestate dai pirati malesi e da canaglie di ogni razza; per loro fortuna il signor Albani è praticamente un Piero Angela dell'epoca, conosce ogni pianta ed è pieno di risorse e di praticità ed è quindi grazie a lui che tutto diventa facile e che la vita sull'isola non si trasforma in un inferno di fame e rabbia mentre invece è praticamente un paradiso. Non mancano certamente i brutti incontri, ad esempio quello con una tigre affamata o con un serpente che normalmente non lascia scampo, ma la prontezza di spirito dei quattro componenti del gruppo e le arti del loro miglior giocatore riescono a portare sempre tutto il gruppo fuori dai guai anche quando spuntano all'orizzonte nemici ben più tosti come i pirati o qualche altro bellimbusto che vuole fare il figo.
Un romanzo alla Salgari tutto avventure, amicizia e buoni sentimenti e spirito positivo; le tensioni, le violenze, le solitudini o le paure di romanzi come Robinson Crusoe (al quale deve moltissimo titolo compreso) e Il Signore delle Mosche qui non ci sono. Qui tutto sembra facile e possibile e si tende sempre ad un lieto fine anche nella notte più nera anche se sappiamo che Salgari invece cederà allo sconforto di alcune disavventure economiche e morirà addirittura suicida.
Un appunto su alcune cose del libro che oggi non potrebbe scrivere o che sarebbero aspramente censurate: i nostri Robinson una volta ottenute alcune armi auspicano allo sterminio completo delle tigri dell'isola che per loro sono semplicemente dei pericoli da far estinguere velocemente; sempre loro catturano impunemente alcune tartarughe a scopo alimentare e ne saccheggiano le uova; ed infine catturano e imprigionano ogni tipo di volatile locale catturandoli col vischio ...... diciamo che il WWF avrebbe parecchio da fare!
E siamo ai saluti.....bello come ogni suo romanzo e ovviamente da inserire nel suo contesto originale e da non giudicare con il metro odierno altrimenti si finisce male.
Recensione di Ste Dussoni.
Il romanzo è scaricabile gratuitamente al link: https://www.liberliber.it/online/autori/autori-s/emilio-salgari/i-robinson-italiani/
Emilio Salgari nacque a Verona, il 21 agosto 1862, da una famiglia di modesti commercianti.
Seguì inutilmente un corso per diventare capitano di marina, occasione che gli fruttò il primo ed unico imbarco, che fra l’altro lo portò solamente lungo le sponde dell’Adriatico. L’uomo che tanto scrisse di paesi esotici e lontani, dunque, in realtà non li vide mai.
Nel 1883 iniziò a pubblicare sul “La Nuova Arena” il romanzo “La Tigre della Malesia”, che gli fruttò molto successo, ma scarsissimi introiti. L’incapacità di gestirsi finanziariamente e una sua buona dose di ingenuità sarà una costante della sua vita.
Nel 1884 pubblicherà, sempre a puntate, “La favorita del Mahdi”, che diventerà poi il suo primo libro. Nel 1892 sposò l’attrice di teatro Ida Peruzzi, da cui ebbe quattro figli. Si trasferirà poi a Torino, lavorando con contratto fisso per l’editore Speirani, pubblicando circa 30 titoli tra il 1892 ed il 1898. Nel 1897 re Umberto lo nominò “Cavaliere della Corona”. Nel 1898 si trasferirà ancora a Genova per lavorare con l’editore Antonio Donath.
Malgrado i successi, a lui, incapace di gestirsi, restavano solo le briciole, mentre aumentavano i debiti, anche per via dell’assistenza che dovette dare alla moglie che nel frattempo era impazzita. Tentò un suicidio nel 1910, ma fu salvato.
Si suicidò a Torino, il 25 aprile 1911, oppresso dai debiti e dalle disgrazie familiari, squarciandosi il ventre e la gola con un rasoio, imitando il suicidio rituale dei samurai giapponesi. Lascerà una lettera per i figli, e una, sprezzante, agli editori, ai quali chiese, almeno, di pagare il suo funerale.
Fu autore di oltre duecento romanzi e racconti di avventure esotiche, autentici classici della letteratura per ragazzi. In particolare possiamo ricordare i romanzi come “I misteri della jungla nera”, “Le tigri di Mompracem”, “Sandokan alla riscossa”, “Il Re del Mare”, “I Pirati della Malesia”, “Il Figlio del Corsaro Rosso”, “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero”.
Commenti
Posta un commento