Stefano Bisani

Vorrei chiamarti papà

#Autorisolidali




Ci sono libri il cui significato va al di là della semplice narrazione e quelli pubblicati e promossi dal Collettivo Autori Solidali sono fra questi: i progetti da loro sostenuti, come affermano loro stessi parafrasando Walt Withman, contengono moltitudini: di voci, pensieri, storie e personalità.

Ed è proprio di tutto questo che è composto il romanzo scritto da Stefano Bisiani, Vorrei chiamarti papà, un contenitore di quelle voci, pensieri e storie che urlano per far sentire tutta la loro drammaticità.

Non è una storia semplice quella raccontata da Bisiani anzi, si potrebbe tranquillamente definire, parafrasando a nostra volta De Andrè, Una storia sbagliata. Sbagliata nel senso che porta al suo interno tutto il travaglio di una sedicenne con un bagaglio di violenza e abuso alle spalle, un passato che riaffiora suo malgrado alla notizia del suicidio in carcere del padre, condannato a suo tempo per gli abusi che avrebbe operato su di lei e che la spinge alla ricerca spasmodica di quella verità che le è sempre stata negata o sottaciuta dal mondo degli adulti che si sono presi cura di lei.

È il racconto di una lotta ma anche di un percorso di formazione e maturazione fino all'epilogo devastante per la sua personalità che attraverserà Giulia, l'infelice protagonista di questa vicenda, la quale pagherà in prima persona il dramma che la perseguita fin dalla sua infanzia:


Sono rinchiusa nel carcere minorile di Treviso da tre, forse quattro mesi. Non lo so. Tranquillanti e psicofarmaci hanno stravolto la mia vita.”


È l'incipit del romanzo, che mette subito in luce la drammaticità, la violenza e la durezza di un racconto che si svolgerà attraverso i pensieri e le azioni di questa piccola ma grande adolescente che si appresta a diventare donna. Intorno a lei diverse figure adulte faranno da contorno e cercheranno di supportare Giulia, a partire dalla madre e il suo attuale compagno Fabio, i quali pur vivendo un rapporto di coppia molto complesso, segnato a sua volta da episodi di violenza domestica e abuso di alcol, cercano di offrire alla figlia un sostegno forse non all'altezza della situazione. Altra figura di riferimento importante sarà Marco, il fidanzato il quale aiuta come può la ragazza, ma che sconta l'inadeguatezza dovuta alla sua giovane età rispetto a fatti più grandi di lui. Sullo sfondo anche Francesca, la psicologa che da sempre ha seguito Giulia nel suo travaglio, la quale non riesce ugualmente a scalfire il muro di diffidenza verso il mondo adulto attorno al quale si trincera la sua assistita, nella sua caparbia volontà di arrivare a comprendere la personalità di quel padre da tutti dipinto come un mostro ma che a causa di alcune carte passatele dall'avvocato del genitore, comincia ad assumere contorni se non positivi, quantomeno avvolti da una patina velata dal dubbio che le cose non fossero esattamente come le erano state sempre raccontate.

L'epilogo del romanzo che non può essere svelato, riporta tutta la tragicità di storie come questa e di cui le cronache troppo spesso sono infarcite, storie di ordinaria drammaticità che purtroppo a volte si riducono, ritornando a De Andrè, a storie per parrucchieri. Ma è proprio attraverso romanzi come questo di Bisiani che l'attenzione rispetto a questo universo ai limiti dell'umana sopportazione trova un suo scopo, quello di mantenere alta la considerazione verso le violenze fisiche e psicologiche che sovente si svolgono dietro le mura di casa.

I proventi delle vendite di questo romanzo andranno a favore di un progetto di sostegno di una donna vittima di violenza e di suo figlio.

Immagine di copertina di Marco Chermaz.

Recensione di Roberto Maestri.



Stefano Bisiani, classe '72, nasce e vive a Trieste. Da sempre lavora nel sociale: prima educatore presso una comunità per adulti con disabilità; in seguito maestro per ragazzi in età scolare nei ricreatori comunali. Da quasi quattordici anni è istruttore educativo nell'area minori del servizio sociale del comune di Trieste. Dedica il suo tempo libero a scrivere, leggere e osservare la costante crescita dei suoi due figli, il primo in piena adolescenza e il secondo pronto a iniziare lo stesso tormentato, confuso ma entusiasmante periodo giovanile.

Autore del romanzo di formazione “Il bambino sul balcone” del 2019 (Talos Edizioni), insignito di numerosi riconoscimenti tra cui il premio Città di Firenze. Suoi racconti compaiono in diverse antologie.

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