Jane Austen

L' abbazia di Northanger

Garzanti



Dopo la lettura, si comprende che l'opera è la prima in cui la Austen ha dato vita a un vero e proprio romanzo, dopo i primi brevi scritti giovanili. La costruzione della trama tradisce le influenze rispetto alle stesse letture precedenti dell'autrice.

La giovane Catherine Morland trascorre il periodo estivo a Bath insieme a una coppia di amici di famiglia senza figli che l' hanno invitata e da allora in poì la sua vita cambierà, perché sarà lei stessa a cambiare.

Il tema centrale è quello della grossa influenza che nella fantasia giovanile possono scatenare determinati tipi di letture e in questa parte il pensiero non può che correre al capolavoro di Flaubert, Madame Bovary.

Al termine del libro, la Austen dà anche conto di conoscere le regole della esatta composizione letteraria (oggi diremmo "scrittura creativa") quando, nel rivolgersi ai lettori, afferma di essere consapevole che le "regole della composizione" vietano l'introduzione di un personaggio non connesso con il filone principale di un romanzo.

Mi è parso che in nuce nella protagonista Catherine ci sia la Elizabeth Bennett di Orgoglio e Pregiudizio così come in Harry Tilney ci sia Mr. Darcy. Tilney appare ironico e saggio nello stesso tempo ma ancora non fine come Darcy e Catherine riesce pian piano, andando avanti con le esperienze, a uscire dal suo bozzolo di ingenua diciassettenne e a rispondere a tono alle provocazioni verbali.

Forse si può parlare di una sorta di anticipazione della autoanalisi attraverso la psicoanalisi, quanto a tutta la parte nella quale Catherine, aiutata dalle parole di Henry, si rende conto della sua ingenuità e del fatto di essere stata influenzata, quanto a sensazioni e opinioni, dalle sue letture di terrore.

Il riferimento frequente ed esplicito è alla scrittrice Ann Radcliffe, che aveva generato schiere di lettori (soprattutto lettrici) appassionati dei suoi libri, tra cui il più famoso e popolare è "I misteri di Udolpho".

"Capì presto che il tutto era stato una delusione volontaria creata proprio da lei, poiché ogni minima circostanza aveva nella sua stessa immaginazione ricevuto un crisma di importanza che l'aveva fatta diventare paura e ogni cosa era stata forzatamente interpretata con un unico proposito, che lei si era ripromessa ancora prima di entrare all'Abbazia: il desiderio di essere spaventata".

C'è una nuova figura femminile: consapevole e determinata, non più soltanto sottomessa, che sa usare l' intelligenza anche con una certa dose di furbizia.

"Quando la gente desidera fare colpo, deve sempre essere ignorante. Presentarsi come persone aggiornate significa essere incapaci di considerare la vanità degli altri, cosa che una persona sensibile dovrebbe sempre evitare. Specialmente una donna, se ha la sfortuna di sapere qualcosa, dovrebbe sempre fare in modo di nasconderlo meglio che può".

È sempre un piacere leggere la Jane.


Recensione di Jo March.




Jane Austen, romanziera inglese (Steventon, Hampshire, 1775 - Winchester 1817). Visse nel paese natale fino al 1801, poi a Bath e a Southampton; si stabilì infine a Chawton, finché, ammalata forse di tisi, fu portata a Winchester nel maggio 1817 e vi morì poco dopo. Scrisse sei romanzi: Pride and prejudice (1797, pubbl. 1813); Sense and sensibility (1811); Mansfield Park (1814); Emma (1816); Northanger Abbey e Persuasion (postumi, 1817). Saintsbury l'ha definita "la madre del romanzo inglese del 19º sec., come Scott ne è il padre". Infatti per l'ironia con cui dipinge l'ambiente provinciale, per la fedeltà al dettaglio e lo stile nitido e preciso, l'Austen indicò una via d'uscita dal romanticisno verso uno studio più reale del carattere. (Fonte Treccani.it)

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