Michail Afanas'evič Bulgàkov

Il Maestro e Margherita

Einaudi



Stanotte mi è apparso in sogno un gatto, nero come l’inferno e del peso di un ippopotamo, mi ha detto di chiamarsi Behemoth e di essere arcistufo di tutte quelle polverose, e paradisiache, recensioni del suo romanzo.

“Diavolo! Tu che sei capace, fammene una come si deve, magari iniziando dai Rolling Stones, perché quel Mick sa suonare da... (il gatto non può dire “Dio” per contratto), e ha due occhi che mi ricordano tanto quelli del mio amato padrone!”

Potevo rifiutare?

“Sympathy for the Devil” è uno dei brani più famosi dei Rolling Stones ed è dedicata a un capolavoro della letteratura russa del XX secolo. 

Cosa ci fa il Diavolo a Mosca? ...e come non provare simpatia per lui e per i suoi improbabili sodali, specie confrontandoli con la nomenklatura politica e letteraria che tiranneggia la capitale sovietica negli anni trenta. Purtroppo, per il regime che promulga l’ateismo come religione di stato, la presenza del Diavolo, oltre una ridda di problemi pratici, ne pone anche uno meno pratico, perché, se esiste il Diavolo, giocoforza deve esistere anche Dio, e se esiste Dio, deve essere esistito anche suo Figlio e deve aver incontrato il governatore della Giudea, Ponzio Pilato, e avergli provocato una gran bella emicrania.

Inevitabile, quindi, che il romanzo si trasformi in un meta-romanzo, una matrioska per pagar tributo alla sua ambientazione. Troveremo anche Gesù e Pilato e li potremo vedere sotto una luce nuova: tanto diabolico il diavolo, quanto umano il Cristo e i personaggi che lo circondano e lo giudicano, desiderosi, quanto e più di Baffone, di ricondurlo a una natura totalmente spogliata dell’elemento divino.

La miscela è esplosiva, tale da travolgere con la sua onda d’urto potenti e lacchè: tra teste che perdono il loro legittimo proprietario, poeti che vagano seminudi nei salotti buoni, spettacoli teatrali d’illusionismo che paiono una televendita di Mastrota ante litteram, con la scaletta curata personalmente da Stephen King, feste private che possono fornire straordinarie creme cosmetiche ma privare dell’anima, e voli notturni che sembrano invocare l’intervento dell’onirico pennello di Chagall.

In questo lisergico bailamme, brilla, per contrasto, la purezza dell’amore di Margherita per il Maestro, amore folle come solo l’amore sa essere e come solo l’amore deve essere.

Un romanzo, o forse più romanzi, a cui Bulgakov lavorò tutta la vita, sempre tentato dalla diabolica idea di gettare il manoscritto nel camino, forse per imitare il suo protagonista, forse per essere alla pari di tanti illustri colleghi russi che già allora immaginavano stagliarsi all’orizzonte del tempo i “pompieri” di Bradbury.

Romanzo che ebbe il “si stampi” solo vent’anni dopo la morte dell’autore, e non prima di aver subito pesanti tagli e rimaneggiamenti da parte della censura sovietica. Allo Struzzo di Einaudi, invece, il merito di non aver nascosto la testa nella sabbia e di averci regalato la prima pubblicazione integrale di questo indimenticabile capolavoro in occidente.

Il gatto si è seduto su un’ottomana, sorseggia vodka piluccando funghetti marinati, e pare soddisfatto... a me, per fortuna, pare di avere ancora un’anima!

Recensione di Riccardo Gavioso.




Michail Afanas'evič Bulgàkov (Kiev, 15 maggio 1891 – Mosca, 10 marzo 1940) è stato uno scrittore e drammaturgo russo della prima metà del XX secolo. La cultura sovietica ha cominciato a riscoprire l'opera di Bugakov, morto semidimenticato, all'inizio degli anni Sessanta, con la riesumazione dei suoi lavori teatrali. In seguito hanno visto la luce (a quasi un quarto di secolo dalla morte di Bulgakov) alcuni suoi testi inediti: Belaja gvardija ("La guardia bianca", finalmente pubblicata nella sua interezza, con la terza parte), Žizn' gospodina de Mol'era (1962, "Vita del signor di Molière"), Teatral'nyj roman (1966, "Romanzo teatrale"); il racconto Sobač'e serdce ("Cuore di cane") fu pubblicato all'estero, nel 1967. Ma soprattutto, tra la fine del 1966 e l'inizio del 1967, la rivista Moskva diede alla luce il capolavoro "segreto" di B., Master i Margarita ("Il maestro e Margherita"), scritto tra il 1928 e il 1940. È un romanzo estremamente complesso, che fonde la grottesca rappresentazione della vita quotidiana di Mosca con la metafisica demoniaca, rivissuta tramite il Faust goethiano (da cui è pure tratta l'epigrafe al libro): e su tutto questo si erge la vicenda di Gesù (semiticamente, Jeshua Ha-Nozri) e di Ponzio Pilato, recuperata nella sua drammatica inquietudine biblico-esistenziale. La critica, sovietica e straniera, vi ha riconosciuto uno dei capolavori della letteratura russa di questo secolo. Edizioni delle opere di B.: Dramy i komedii in 2 voll. ("Drammi e commedie"), Mosca 1965; Izbrannaja proza ("Prose scelte"), ivi 1966. Le opere di B. sono state largamente tradotte in italiano.

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