Riccardo Gavioso 


Numeri a perdere 


Arpeggio Libero Editrice



Un libro e tanti numeri, troppi da non saperli più contare. 

Ogni pagina sembra urlare la fatica di vivere e lo sforzo sovrumano che alcuni compiono più di altri per trascinare la loro esistenza, giorno dopo giorno, fino a non poterne più e arrivare allo zero. Limite al quale naturalmente tende la vita di ognuno di noi. ( Anche le regine e i papi muoiono). 

Ogni parola è intrisa di dolore e sofferenza. 

I numeri a perdere sono le vite a perdere, quelle di cui si parla poco. Quelle che non fanno nemmeno più notizia perché in fondo ci si abitua a tutto. Anche alle morti violente, a quelle premature e a quelle che avremmo potuto evitare. 

Qual è, allora, il valore della vita? Molto? Inestimabile? 

Ben poco! 

Ben poco, in qualche parte del mondo...che poi così lontano non è. 

“Il valore non è valore in sé, ma solo in funzione di quello che la società può ricavarne" 

Quanto vale per la società la vita di un povero diavolo che vive per strada? 

Un’affermazione dura, sofferta ma soprattutto vera. Il valore di alcune vite rasenta il nulla se la società non ne ricava nulla. Un’amara quanto inconfutabile constatazione! 

Come se fosse un merito nascere nella parte "giusta"del mondo e con il sangue blu; e una colpa, in quell’ altra, dove si combattono guerre senza vincitori, le donne sono esseri inferiori, i bambini: esseri da sfruttare, dove si muore di sete o per un pezzo di pane e ci si procura da vivere tra i rifiuti...e tra i topi, spacciando droga , uccidendo un disgraziato che avresti potuto chiamare fratello. 

Mi viene in mente il titolo di un libro che lessi tempo fa: “Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo. “ 

Ebbene no, convengo, non stiamo tutti al mondo nello stesso modo. 




Recensione di Arcangela Guida.








Riccardo Gavioso nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ri­tenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. 

Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo web collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. A questo punto, stupito dal fatto che la scrittura oltre a rubare tempo potesse remunerarlo e sopraffatto dall’impegno, torna a vestire i confortevoli panni del lettore, che, pungolato da alcuni amici, abbandona saltuariamente. Ultimamente, uno di questi gli ha combinato un incontro a sorpresa con l’amante di un tempo, e le malelingue sussurrano che dalla ripresa della relazione sia venuto alla luce un libro. 

Ha ottenuto diversi ri­conoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Nar­rativa “Il Prione”.

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