Richard Brautigan 


Pesca alla trota in America 


Einaudi 




Difficile definire Pesca alla trota in America: è prosa? È poesia? O è più semplicemente un flusso di coscienza dettato da un visionario autore che ci porta a spasso per gli States più profondi, lungo i fiumi e torrenti frequentati alternativamente da trote iridee, maculate, gobbe e pescatori improbabili il cui unico scopo sembra essere quello di acciuffare il senso della propria esistenza? 

“Rimasi a parlare con lui ancora per un po’ e poi lo salutai. Saremmo partiti nel pomeriggio per Lake Josephus, ai margini del deserto dell’Idaho, mentre lui sarebbe partito per l’America, che è spesso soltanto un luogo della mente.”

Lo stile di Brautigan, autore ancora semisconosciuto dalle nostre parti, sono pochi i suoi libri tradotti finora, è un perfetto mix di racconti in prosa e versi, dove le similitudini raggiungono spesso, letterariamente parlando, le vette dalle quali sgorgano le sorgenti dei corsi d’acqua che l’autore risale lungo la sua opera. 

Non è facile trovare un nesso fra i vari capitoli che compongono Pesca alla trota in America, se non quello, velato fra le righe, di una continua ricerca dell’essenza ma anche dell’assenza di un senso, in una società quella americana di fine anni ’50, il libro è stato scritto nel 1961 e pubblicato nel 1967, che cercava di uscire dal pantano della Seconda Guerra mondiale e lo strascico della Guerra di Corea, per tuffarsi nel benessere degli anni ’60 nei quali però già covavano i germi di quella protesta che verso la fine del decennio, troverà la sua massima espressione.

“Al pari di alte cose, la lampada a carburo Coleman, con la sua profana luce bianca che arde nei boschi americani, è il simbolo della mania del campeggio che sta invadendo l’America.” 

Pesca alla trota in America è un concetto, un luogo, un personaggio in carne e ossa, un sentiero e un sentimento; in una frase, è tutto ciò che può essere in un ambito visionario e onirico in un contesto in cui relazioni e avvenimenti sono concatenati e distanti allo stesso tempo. 

È un libro spiazzante questo di Brautigan, un libro che non può lasciare indifferenti per la forza delle sue immagini e per le surreali atmosfere nelle quali si muovono i suoi personaggi, in un vortice che rimanda ai romanzi itineranti di Kerouac ma che lo avvicina più al Dottor Sax che non a Sulla strada.

“Doveva trattarsi per forza di un ukulele. A nessun altro sarebbe mai venuto in mente di passarlo come un aratro attraverso le viscere.” 

Pesca alla trota in America è un bellissimo esempio di letteratura underground americana a cavallo fra la beat generation e la psichedelia della controcultura che si affermerà di lì a poco negli USA come altrove. 

“Per esprimere un bisogno umano, ho sempre desiderato scrivere un libro che finisse con la parola maionese.” 



La traduzione è di Riccardo Duranti. 


Recensione di Roberto Maestri.







Richard Gary Brautigan (Tacoma, 30 gennaio 1935 – Bolinas, 14 settembre 1984) è stato uno scrittore e poeta statunitense. Visse un'infanzia travagliata, a causa del divorzio precoce dei genitori e dei maltrattamenti subiti dai successivi compagni della madre. 

L'adolescenza fu altrettanto difficoltosa e il giovane Brautigan venne arrestato nel 1955 per resistenza alla polizia. 

Avvicinatosi al movimento Hippy, visse intensamente lo spirito libertario di quegli anni, dedicandosi alla scrittura di novelle e poesie. 

Nel 1967 ottenne la fama per la pubblicazione di Pesca alla trota in America (Trout Fishing in America), romanzo postmoderno scritto in prosimetro nel 1961. Il successo ottenuto permise la riscoperta degli scritti precedenti, quali L'aborto (The Abortion: An Historical Romance 1966) e Il generale immaginario (A Confederate General From Big Sur). 

Con gli anni, e il cambiamento della società statunitense, Brautigan si chiuse sempre più in sé stesso, venendo spesso colpito da attacchi di paranoia e soffrendo della sindrome alcolista, che lo porterà alla dipendenza, all'assuefazione, ed alla morte prematura avvenuta all'età di 49 anni nel 1984 per suicidio.

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