Jim Thompson 


Colpo di spugna 


Harper Collins Editore




Jim Thompson è uno dei più grandi interpreti di sempre del noir mondiale. Morto ad Hollywood nel 1977, alcolizzato ed in miseria, è stato (ri)scoperto dopo la sua scomparsa grazie al plauso tardivo - benché sincero - della critica. Lo stesso Stephen King, che ha avuto un grosso merito in questo successo postumo dell’autore, ha sottolineato la capacità di Thompson “di esaminare, senza esitazioni e nella semioscurità, la mente alienata di quegli uomini che vivono come cellule malate nella società americana”. 

I protagonisti dei suoi romanzi sono infatti psicopatici, truffatori e reietti della società che si lanciano in storie intrise di follia portandosi dietro un ineludibile “senso di sconfitta”. 

Colpo di spugna, portato sullo schermo qualche anno fa da Bertrand Tavernier, è probabilmente il capolavoro dello scrittore: un libro diretto e tranciante come un proiettile, che colpisce duro e ancora oggi lascia allibiti per la sua modernità (teniamo conto del fatto che è stato scritto nel 1964!).

Nick Corey è da parecchi anni sceriffo di una piccola contea del Texas: Potts, un paesino di appena 1280 anime. Pigro e svogliato, ha come unico obiettivo quello di farsi rieleggere: per questo cerca di non farsi notare troppo e di non infastidire i notabili della zona. È seriamente impegnato a destreggiarsi fra tre donne: la moglie-arpia che lo tiene al guinzaglio, l’amante pretenziosa ed appiccicosa come una patella e l’ex fidanzata che non si è mai levato dalla testa. Al di là di tutto, Corey ha un enorme problema: odia chiunque gli giri attorno… e desidera ardentemente di far sparire dalla faccia della terra un sacco di gente. Intraprenderà un singolare percorso, attraverso un’escalation di violenza talmente inaudita da lasciare esterrefatti.

Sono infiniti i collegamenti che vengono alla mente leggendo questo libro. Echi di William Faulkner e di Cormac McCarthy sono percepibili nello svolgimento della trama, che si sviluppa in un angolo di mondo dove violenza e perbenismo vanno a braccetto. A balzare agli occhi, però, è soprattutto l’assonanza con alcuni Maestri del cinema contemporaneo: l’umorismo nero dello scrittore ricorda da vicino quello dei fratelloni Joel e Ethan Coen, mentre gli snodi narrativi rimandano alle opere più riuscite di Quentin Tarantino. 

La scrittura è rapida, veloce e assolutamente priva di fronzoli; i dialoghi sono accattivanti e ricchi di ironia e sarcasmo. 

Si tratta di un romanzo che, per gli amanti del genere, diventa un must imperdibile: un ritratto di un’America sorniona e spudorata, ma sempre pronta a tirare fuori gli artigli come un implacabile giaguaro. 


Consigliato: a coloro che vogliono fare la conoscenza di uno dei più grandi maestri del noir, di cui questo libro costituisce la prova migliore, che è stato un punto di riferimento per parecchi autori giunti dopo di lui.


Voto: 7,5/10 




Recensione di Piergiorgio Vigliani.







Jim Thompson, scrittore statunitense (Anadarko, Oklahoma, 1906 - Hollywood 1977). Vicino alle posizioni del Partito comunista americano, fu negli anni Trenta tra i responsabili del Federal Writers' Project, voluto da F. D. Roosevelt. Pubblicate con scarso successo nel decennio successivo le sue prime prove narrative, T. si affermò come autore rivoluzionario e maestro del romanzo noir con The killer inside me (1952, trad. it. 1970), storia di un vicesceriffo in apparenza normale ma in realtà crudele e sanguinario. Il romanzo fu notato da S. Kubrick, che volle T. come sceneggiatore di due suoi film, The killing (1956) e Paths of glory (1957). L'ambizione frustrata di scrivere per Hollywood e la scarsa attenzione prestata alla sua produzione successiva condussero T. all'alcolismo cronico. I suoi romanzi che, narrati quasi tutti dal punto di vista di protagonisti psicopatici e nichilisti, mettono a nudo la follia e le tortuosità della psiche criminale, sono stati oggetto, soprattutto in Europa, di un'attenta rivalutazione critica. Tra i più noti: After dark, my sweet (1955, trad. it. 1992); The getaway (1959, trad. it. 1972); The grifters (1963, trad. it. 1991); Pop. 1280 (1964, trad. it. 1966). (Fonte treccani.it)

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