Théophile Gautier
Il Capitan Fracassa
BUR Rizzoli
Ho finalmente finito questo pezzo da 90 della letteratura di cappa e spada, un viaggio di oltre 700 pagine volate via in un lampo perché il buon Teofilo sa essere davvero accattivante.
Siamo nella Gauscogna francese all'incirca nel '600 e, in un tristo e decadente maniero vive l' ultimo erede dei baroni di Sigognac. La descrizione del castello è così minuziosa che si quasi si possono sentire gli odori e i rumori del decadente palazzo.... Anche la fame ha un suo odore specifico e trasuda da ogni angolo umido e ammuffito di quelle stanze non più abitate.
Una vita desolata e monacale per un giovane nobile di provincia dimenticato dalla grande storia finché un giorno non compare una compagnia di comici che è rimasta impantanata nel fango e nel gelo a mendicare un riparo e una magra cena.
L'eterogeneo gruppo fa subito amicizia, cose che capitano ha chi ha solamente da condividere uno stomaco vuoto e una borsa flaccida è inutile.
Fra i componenti c'è anche la bionda Isabella che ha qualcosa di etereo e magico, un tocco di nobiltà, un fiore in mezzo alla spazzatura e colpisce al cuore il giovane aristocratico con le pezze al culo che sceglie, immantinente di accodarsi pur di sfuggire al suo triste destino.
Iniziano così le avventure del Barone di Sigognac che diventerà il più famoso Capitan Fracassa e che vivrà una storia che è un viaggio multicolore tra amori, colpi di spada, tranelli, figli di puttana e salvataggi sul filo del rasoio... E c'è anche spazio per improvvisi voltafaccia e inaspettate galanteria.
Il cattivo di turno è più fetente di tutti i Don Rodrigo che avete incontrato nella letteratura romantica ma......
Le descrizioni dei luoghi sono minuziose fino allo stremo eppure non sono mai noiose o stucchevoli e preparano perfettamente la scena ai protagonisti che sanno essere comici e roboanti ma mai sopra le righe.
Ogni personaggio ha un suo ruolo preciso e compare (o scompare) al momento giusto e non rimane mai a metà strada senza avere compiuto la sua missione.
Sigognac e Isabella sono i protagonisti indiscussi ma lasciano anche agli altri il loro quarto d'ora di notorietà per poi riprendersi la scena con eleganza e alla fine può scappare anche un attimo di commozione come per il gatto Belzebú o il fido cane Mirello.
Un libro che consiglio vivamente e non temete per la sua lunghezza, tanto dovete ancora digerire il panettone.
La traduzione è di Alfredo Jesi.
Recensione di Ste Dussoni.
Théophile Gautier, scrittore e poeta francese (Tarbes 1811 - Neuilly-sur-Seine 1872). Si dedicò dapprima alla pittura, ma fu ben presto attratto dalla letteratura romantica, partecipando alle polemiche del tempo, come pure alla clamorosa prima dell'Her- nani di V. Hugo (1830). Esordì con Poésies (1830), cui fece seguire Albertus ou l'Âme et le péché (1833) e Les Jeunes-France, romans goguenards (1833). Il suo temperamento di artista innamorato dei colori, delle forme, della voluttà, si affermò nel romanzo Mademoiselle de Maupin (1835-36), cui appose una prefazione che è quasi un manifesto letterario. Tornò alla poesia con La comédie de la mort (1838) e España (1845); poi pubblicò varî libri di viaggio, estrosi e brillanti: Tras los montes (1843; 2a ed. col titolo Voyage en Espagne, 1845), Italia (1852; col titolo Voyage en Italie, 1875), ecc. Raccolse nei Grotesques (1844) alcuni saggi critici su vecchi poeti quasi dimenticati, ed esercitò nei giornali la critica artistica e drammatica sui contemporanei (Les beaux-arts en Europe, 1855-56; His toire de l'art dramatique en France depuis vingt-cinq ans, 1858-59; Histoire du Romantisme, postumo 1874). Con la raccolta di poesie Émaux et camées (1852 e successive ediz. accresciute), liriche di forma impeccabilmente cesellata, schiuse la via alla scuola parnassiana. Dei suoi libri narrativi si ricordano: Nouvelles (1845), Romans et contes (1857), Le roman de la momie (1858) e, più famoso di tutti, l'ultimo romanzo, Le capitaine Fracasse (1863), pittoresca ricostruzione della vita nomade d'una compagnia d'attori del Seicento, quasi specchio delle memorie e dei rimpianti dell'età romantica. (Fonte treccani.it)
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