Edgar Allan Poe

Racconti fantastici e grotteschi

(“Tales of the Grotesque and Arabesque”, 1840)

Newton Compton Editore






Recensione di Carlo Crescitelli.



Conoscete davvero Edgar Allan Poe? 

Se le vostre letture si sono fermate ai magnifici versi de “Il Corvo”, o ai suoi meravigliosi “Racconti del Terrore”, beh allora credetemi, probabilmente non lo conoscete ancora a fondo. 

Meglio se per caso avete avuto tra le mani anche “Le avventure di Arthur Gordon Pym”, ma di nuovo vi dico: non è neppure questo sorprendente romanzo quello che vi apre le porte dell’uomo e della sua anima. 

Per entrare in profondità nel mondo di Poe, dovete leggere la sua prima raccolta. Quella sulla quale, folgorati come siamo dalla statura dei suoi immortali capolavori, pochi di noi vanno oggi a soffermare la loro attenzione: parlo de i “Racconti fantastici e grotteschi”. 

Si tratta di una sorta di strana e a tratti esilarante miscellanea, a prima vista assai eterogenea e incongrua, fatta di storie di fantasia, di articoli e di brevi saggi che spaziano tra i temi, le discipline e i generi più vari: scienza e tecnica, fantascienza ante litteram, editoria e cultura, satira e costume, arcadia, storia antica, esotismo, viaggi e cronache di esplorazioni etc. Il tutto senza apparentemente alcun filo rosso unificante che leghi in modo organico i singoli momenti: se non il gusto per il paradosso, il desiderio di ostentare esperienza, erudizione, conoscenza profonda della storia e delle lingue antiche, e l’acume e il sarcasmo in ogni campo dello scibile affrontato e affrontabile. 

Questo ha il chiaro effetto di generare nel lettore un’iniziale, voluta soggezione, che a tratti può degenerare in sensazione di fastidio, ma niente panico! È tutto sotto controllo, è soltanto l’inequivocabile, stizzosa firma del Poe che sarà, del Poe che stavamo cercando, e che è già sotto i nostri occhi. 

Non sono riuscito a spiegarmi? Bene, lo farò alla sua stessa maniera, citando e prendendo in esame una parte dei racconti: circa una metà di essi potrà bastare, per darvi un’idea del volto più amaro e caustico di Edgar Allan Poe. 

Intanto, proprio per aiutarvi nell’approfondimento, vi ho lasciata qui in coda una nota biografica che ho elaborato appositamente per voi, ponendo in evidenza la sua vicenda esistenziale ribelle, e la grande eco postuma suscitata del suo immaginario. 


Ma veniamo ora ai singoli racconti e saggi prescelti. 


L’incredibile avventura di un certo Hans Pfaall. Un viaggio dalla Terra alla Luna in pallone aerostatico, documentato con dettagli scientifici talmente puntuali da sembrare veri, ivi incluso l’improbabile incontro finale con i misteriosi Seleniti. Una storia così iconica da venire citata da Jules Verne nel suo “Dalla Terra alla Luna”. 

La beffa del pallone. Un’altra cronaca immaginaria di un altro viaggio avventuroso immaginario, parimenti ricca di dettagli tecnici del tutto inventati: la trasvolata in pallone dell’Oceano Atlantico, dal Galles alla Carolìna del Sud. Pubblicato per la prima volta sul New York Sun del 13 aprile 1844, senza avvertire in alcun modo i lettori che si trattava di un parto di fantasia, questo pezzo generò nel pubblico reazioni simili a quelle causate dalla più nota provocatoria versione in radiocronaca de “La guerra dei mondi” di H. G. Wells mandata in onda quasi cento anni dopo dal suo omonimo Orson Wells. 

La milleduesima notte di Shahrazàd. In questo imprevedibile seguito del classico “Le Mille e una Notte” Shahrazàd continua a intrattenere il suo sultano con storie che oscuramente alludono al mondo futuro che verrà. Ce la farà a salvarsi la vita? 

Il sistema dal dottor Tarr e del professore Fether. La sperimentazione in psichiatria ha quasi sempre conseguito ottimi risultati, ma attenti a non farsi prendere troppo la mano... 

La carriera letteraria di Thingum Bob Esq. Un giovane astuto e ambizioso scala uno dopo l’altro i vertici delle riviste culturali locali, sfruttando la loro ignoranza, i loro pregiudizi e le loro reciproche rivalità. 

Come scrivere un articolo alla “Blackwood”. Altro sviluppo di un tema simile a quello del racconto qui sopra citato: peggio scriverete, più sarete letti e apprezzati. 

Una situazione imbarazzante. Dimostrazione pratica di quanto sostenuto nel racconto qui sopra, condotta attraverso la stesura di un pezzo talmente mal scritto da essere sicuramente destinato al successo. 

Mellonta Tauta. Una triste umanità del domani, costretta dall’incuria e dal degrado a emigrare definitivamente nei cieli del pianeta, tra i quali vive spostandosi su mongolfiere, conduce la propria esistenza alla ricerca di vestigia del suo glorioso passato, che è però del tutto incapace di decifrare e comprendere persino nelle nozioni più elementari ed evidenti. 

L’uomo finito. Dove inizia e dove termina l’identità umana? Dopo quanti interventi chirurgici si può affermare che quell’individuo non è più lui? 

Il Giocatore di Scacchi di Maelzel. Analisi certosina e metodica del possibile segreto funzionamento di un noto automa giocatore di scacchi, inclusa l’ipotesi del raggiro che ne sarebbe alla base. 

Quattro chiacchiere con una mummia. Una mummia resuscitata grazie al mesmerismo si intrattiene amabilmente nei salotti alla moda, sostenendo un’appassionante sfida contro gli stessi accademici che l’hanno riportata in vita: a chi va il riconoscimento del primato scientifico e tecnologico, tra antichi Egizi e moderni scienziati? La risposta appare scontata, ma non immaginereste mai su quale singolare argomento verranno sconfitti gli antichi! 

Recensione di “Arabia Petraea” di Stephens. Sintesi meditata del diario di alcune audaci esplorazioni del Medio e Vicino Oriente, nella quale l’evidenza data ai rischi e ai pericoli corsi dai vari protagonisti si mescola al credito per le profezie bibliche che li avrebbero già tutti cripticamente prefigurati (vedi anche, per altre due ardite rivisitazioni dello stesso tema, affrontato stavolta rispettivamente prima nel passato e poi nel futuro, “La milleduesima notte di Shaharzàd” e “Mellonta Tauta”). 

Astoria. Altro riassunto ragionato di cronaca di viaggio di esplorazione: stavolta la fonte è un testo di Washington Irving, che ripercorre le vicende della tormentata espansione di una compagnia di commercio di pellicce nel West selvaggio e inesplorato, pochi anni dopo la storica spedizione di Lewis e Clark. 

Il regno di Arnheim o il giardino panoramico. Primo di una coppia di racconti esteticheggianti, che descrivono la definizione e il modellamento di un paesaggio naturale incontaminabile e arcadico. 

Il cottage di Landor. Seguito del racconto precedente. Da notare come il cottage in questione abbia avuto un certo spazio nel film “The Pale Blue Eye” (vedi mia nota biografica di Poe in coda), e come, nello stesso film, il nome di battesimo del detective in pensione che indaga insieme con il cadetto di West Point Edgar Allan Poe sia August (da Auguste Dupin) e il cognome Landor (vedi nota in coda per dettagli). 

Come trattare una celebrità. Ma è molto semplice: lusingando la boria e la manifesta idiozia attraverso le quali ha raggiunto la fama. Anche qui, evidenti analogie tematiche con “Il sistema dal dottor Tarr e del professor Fether”, “La carriera letteraria di Thingum Bob Esq.”, “Come scrivere un articolo alla Blackwood” e “Una situazione imbarazzante”. 


Bene: se siete arrivati fin a questo punto, qualcosa mi dice che aver letto sinora, e leggere ancora ulteriori notizie nella breve biografia di Poe che ho estratto ed elaborato per voi vi invoglierà ulteriormente ad affrontare senza filtri i racconti. Scommettiamo?

Alla prossima! 




L'autore:




Edgar Allan Poe (Boston 1809 – Washington 1849) nasce figlio di attori girovaghi. All’abbandono della famiglia da parte del padre, cui segue poco dopo la morte della madre, viene accolto bambino (ma non adottato) dal commerciante di Richmond John Allan, del quale per tutta la vita anteporrà il cognome al proprio.

In gioventù interrompe la frequenza all’Università della Virginia per debiti di gioco che il suo patrigno Allan si rifiuta di pagare, ed entra come cadetto all’Accademia militare di West Point, dalla quale viene tuttavia dopo pochi mesi espulso per negligenza e insubordinazione. Negli anni successivi lo troviamo impegnato come giornalista presso varie testate di Philadelphia, New York e Richmond.

In contemporanea a questi non felici eventi, tutta la sua breve vita risulta per giunta segnata da lutti di donne amate, alcolismo, depressione e dipendenza dall’oppio; fino alla tragica fine, sopraggiunta qualche giorno dopo il suo inspiegabile rinvenimento in stato confusionale per strada a Baltimora. 

L’influenza dell’opera di Poe sulla storia della letteratura e della cultura mondiale è enorme. 

Scoperta e divulgata in Europa da Charles Baudelaire (su traduzioni di Mallarmé), riecheggiata da Giovanni Pascoli (nella poesia “L’assiuolo”) e ricorrentemente ripercorsa da Iginio Ugo Tarchetti, è oggetto di ispirazione di Arthur Conan Doyle (che modellò la celebre figura di Sherlock Holmes su quella del personaggio dell’investigatore Auguste Dupin, protagonista del famoso racconto “The Murders in the Rue Morgue”), ed è costantemente adombrata in molta della prosa di Howard Phillis Lovecraft; viene adattata per la lingua italiana da Ernesto Regazzoni (autore della versione in rime italiane della celeberrima poesia “The Raven”), è pubblicamente elogiata da Giovanni Papini e, in tempi più recenti, viene rinarrata in una appassionata biografia da Julio Cortázar. 

Ancora: un giovane Poe compare al cinema nel film del 2022 “The Pale Blue Eye” del regista Scott Cooper, con Christian Bale, Gillian Anderson, Charlotte Gainsbourg e Robert Duvall, tratto dall’omonimo romanzo del 2006 di Louis Bayard, in cui il nostro, all’epoca della ferma a West Point, si cimenta con le indagini su un oscuro caso di brutali omicidi; e infine Poe rivive persino nei fumetti Bonelli, grazie a Gianfranco Manfredi che ce lo presenta in veste di surreale spalla dell’eroe indiano “Magico Vento”. 

La sua intera produzione si impone quindi ancor oggi come icona unica e irrinunciabile di stile emotivo rimasta inalterata nel tempo.

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